Mondiali in Qatar: «Senza diritti, non c’è spazio per lo sport»

Da Arci e Uisp un comunicato congiunto sui campionati mondiali appena iniziati. L’appello a governi e istituzioni: «Evitare l’uso strumentale dei grandi eventi sportivi»

«Dove non c’è garanzia di diritti umani e civili, di attenzione alla salute del pianeta, di libertà di informazione non può esserci spazio per lo sport messaggero di pace, libertà e convivenza tra i popoli». Da Arci e Uisp arriva un comunicato congiunto sui Campionati mondiali di calcio appena iniziati in Qatar, dal titolo “Senza diritti non chiamatelo gioco. E neppure sport”. «Il calcio dei grandi eventi planetari – osservano le due organizzazioni – non può diventare terra di mezzo e mero strumento di sportwashing: la sospensione dei diritti e le migliaia di morti sul lavoro per organizzare i Mondiali in Qatar servano ad accendere i riflettori sulla opaca situazione in quella zona del mondo».

Arci e Uisp si appellano quindi alla Fifa e al Cio affinché «si aprano davvero ai diritti umani, alla sostenibilità ambientale, alle libertà democratiche». E ancora: «Facciamo appello ai governi e alle istituzioni sovranazionali affinché sia alta l’attenzione a evitare l’uso strumentale dei grandi eventi sportivi». Infine le parole rivolte ai giornalisti di tutto il mondo: «Siamo certi che sapranno raccontare ciò che avviene anche al di fuori dei rettangoli di gioco: non c’è civiltà senza diritti. Così come i protagonisti in campo sapranno esprimere valori di rispetto e di libertà per i diritti e la parità di genere: il calcio fa parte della vita, non è separato da essa», concludono.

21 novembre 2022