Nel mondo delle carceri l’esperienza de “L’Altra cucina”

Il 18 dicembre a Rebibbia femminile e in altri 12 istituti il “pranzo d’amore” preparato da chef, volti noti dello spettacolo e dello sport e volontari

Anche chi ha commesso un errore ha il diritto non solo a una nuova chanche ma pure a scontare in modo “umano” la sua pena. Purtroppo questo non avviene spesso nel mondo carcerario, dove il Natale non ha quel significato di festa che vale per la maggior parte delle persone. Non mancano, tuttavia, le iniziative di solidarietà per cercare di portare un sorriso e un po’ di calore umano anche nei penitenziari. Una di queste è “L’Altra cucina per un pranzo d’amore”, ideata da Prison Fellowship Italia Onlus con la collaborazione di Rinnovamento nello Spirito Santo e Fondazione Alleanza del Rns, giunta alla quinta edizione e presentata oggi, 14 dicembre, al The Church Palace a Roma. 

Grazie a questo evento, martedì 18 dicembre sarà offerto a 2mila persone, tra detenuti e familiari, un pranzo a base di piatti “stellati” preparati da rinomati chef e servito da attori, cantanti, giornalisti e sportivi, insieme a numerosi volontari, in 13 carceri italiane: il femminile di Rebibbia a Roma, Opera e San Vittore a Milano, Torino, Palermo, Bologna, Bari, Salerno, Siracusa, Massa Carrara, Eboli, Ivrea e Lanciano. Testimonial dell’iniziativa l’attrice Nancy Brilli e Francesca Fialdini. «C’è tanto lavoro tanto dietro queste iniziative –  ha spiegato Salvatore Martinez, presidente di Rns – e il coinvolgimento di tanti soggetti: magistrati, direttori, cappellani, volontari, vescovi, artisti, chef. I miracoli accadono ma serve tanta buona volontà e darsi da fare perché accadano. Un evento di questo tipo è una provocazione di grandissima portata. Si nasce liberi ma si può morire schiavi».

Martinez ha ricordato «tre grandi povertà che ci fanno prigionieri: quella «materiale» grazie alla quale «prosperano le mafie», quelle «spirituali, di cui normalmente non si parla, come la capacità di educare al bene, e infine povertà culturali. L’idea che si getti qualcuno in carcere e si butti la chiave è insopportabile. Lo iato tra primi e ultimi non si risolverà se non avremo un nuovo linguaggio di correzione con la cifra della misericordia». Rns ha tentato di rispondere a questi bisogni promuovendo azioni sistemiche su più fronti, ad esempio occupandosi anche delle famiglie dei detenuti. 
«Moltissime imprese si sono proposte, abbiamo trovato una grande solidarietà. Ma l’ingrediente principale è l’amore, lo spezzare il pane con loro, farli sentire i primi: loro, ultimi, serviti da coloro che per il mondo sono primi», ha spiegato Marcella Reni, presidente di Fellowship Italia. 

«Molti di quelli che sono in carcere non hanno fatto esperienza di amore vero, sono stati usati per tanti motivi – ha affermato don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani penitenziari -. Vogliamo fasciare un po’ le loro ferite. Se si sentono toccati dentro, gli cambia il cuore. Anche una persona violenta se vede che l’altro non lo giudica, non lo disprezza, non lo emargina, viene guarita». E occorre lavorare anche fuori dal carcere: «Un’attenzione alle fasce deboli e fragili bisogna darla perché non trovano accoglienza e spesso tornano in carcere».  «Credo nel recupero – ha detto Nancy Brilli, che per la prima volta partecipa all’iniziativa – anche con l’ascolto, con la condivisione di un pranzo: non vai a tavola con chi pensi ti possa far del male. C’è un reciproco atto di fiducia, per i detenuti nello sperare che ci sia un futuro e per le associazioni nel credere nella loro volontà di miglioramento». 

Giuseppe Iannotti, ingegnere, chef stellato, cucinerà a Salerno: «Ho sempre avuto paura di questo mondo – ha affermato -. Non volevo partecipare perché queste cose cerco di farle in silenzio. L’ho già fatto, a Torino, ora con chef Bottura lavoriamo per i clochard ma in silenzio. Andrò a cucinare per i miei ospiti, anche se so che starò male perché da uomo libero vedere la porta che si chiude dietro le spalle è bruttissimo». 
Tra le associazioni coinvolte ci saranno, per esempio, “Toga e teglia” –  avvocati, per lo più penalisti, con la passione dei fornelli – e “Avvocanto”, un gruppo di avvocati, molto noto, che a Bologna canterà per i detenuti  all’insegna dello slogan “toga e rock ‘n roll”. A Milano monsignor Delpini celebrerà la Messa, mentre a Torino, dove parteciperanno le famiglie, sarà allestito uno spettacolo per i bambini e la Banca del Giocattolo donerà giochi per i figli dei carcerati. 

14 dicembre 2018