Nella malattia, alla scuola di Gesù, «maestro di umanità»
Al Divino Amore la celebrazione della Giornata mondiale, con il cardinale De Donatis. La richiesta di perdono «per tutte le volte in cui non sappiamo essere Chiesa che si china sulle ferite»
Favorire una maggiore partecipazione dei fedeli. Questo l’obiettivo per il quale la diocesi di Roma ha anticipato al pomeriggio di ieri, 10 febbraio, la celebrazione della Giornata mondiale del malato, che è invece legata alla memoria liturgica della Madonna di Louredes, che si celebra oggi. E l’obiettivo è stato centrato in pieno: era gremito il santuario nuovo del Divino Amore, dove il cardinale vicario Angelo De Donatis ha celebrato la Messa per la Giornata, promossa dal Centro diocesano per la pastorale sanitaria con l’Opera romana pellegrinaggi e l’Unitalsi.
«La barca priva di pesci, con le reti vuote – ha chiosato De Donatis commentando il Vangelo di Luca – può essere l’immagine della nostra vita quando sopraggiunge qualcosa che ci svuota, come la malattia, e ci fa
sentire incapaci, dipendenti e privi di senso». È proprio su questa imbarcazione «che ora ti appare inutile – ha continuato il porporato rivolgendosi a ciascun malato – che Gesù sale e si fa maestro di umanità, condividendo la sofferenza perché lui stesso ha affrontato la tempesta del dolore e della croce che oggi prende e porta con te che soffri». Prevenendo l’obiezione di chi, debole e provato nel fisico, «si dica incapace di prendere il largo come richiesto dal Signore», De Donatis ha fornito come soluzione «l’ampliamento della barca fino a farne Chiesa e comunità, affinché tu non ti debba mai sentire solo», perché «la malattia non esclude la possibilità di pescare con l’aiuto di altri». Quindi, il cardinale ha voluto chiedere perdono ai malati «per tutte le volte in cui non sappiamo essere Chiesa che si china sulle ferite», ricordando che «c’è bisogno di più braccia per gettare le reti in mare ed ecco allora il ruolo importante di medici, operatori sanitari, volontari, sacerdoti e religiose oltre che dei familiari».
In conclusione, De Donatis, ricordando come la sua vocazione sia maturata a 16 anni accompagnando i malati su un treno dell’Unitalsi diretto a Lourdes, ha invitato a «coinvolgere i giovani, già dai cammini del dopo Cresima, in esperienze di volontariato accanto ai sofferenti, sapendo che fare volontariato non è regalare del tempo ma è donarsi e spendersi per l’altro», proprio in riferimento al tema della Giornata di quest’anno:
“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.
Al termine della Messa, rievocando la suggestiva processione aux flambeaux che si tiene presso il santuario mariano francese si è svolta la fiaccolata verso la Grotta di Lourdes, posta nei giardini di fronte alla Torre del primo miracolo. Qui c’è stato l’affidamento di tutti i malati alla Vergine Maria e come gesto simbolico è stata fatta volare una corona del Rosario composta di palloncini, realizzata dall’Unitalsi.
La solenne celebrazione era stata preceduta dalla recita del Rosario guidata dal vescovo Paolo Ricciardi, delegato per la Pastorale sanitaria della diocesi, che ha sottolineato «l’importanza e la bellezza di essere qui riuniti a pregare insieme per e con i malati e tutte le persone che se ne prendono cura». Per ogni mistero, una testimonianza: la prima è stata quella di suor Maria Patrizia, oblata del Divino Amore e non vedente, che pur riconoscendo «la nostalgia per la bellezza dei colori del Creato» ha espresso con entusiasmo «il senso di ammirazione per le meraviglie del Signore che sperimento nell’anima». Egidio, invece, ha raccontato delle tante volte in cui «con mia moglie abbiamo pregato qui la Madonna, chiedendo la grazia di un figlio, mentre abbiamo poi sperimentato la sua premura materna quando è venuto a mancare il vino della salute di Paola che, alla scuola di Maria che ordina di fare quello che Lui dirà, abbiamo affidato al Signore». Per Walter, diacono permanente, «questo cancro, che i medici mi dicono essere curabile ma non guaribile, mi spinge a vivere questo tempo che scorre alla luce del Vangelo, con forza, con il desiderio che questo impegno arrivi soprattutto ai giovani». Ancora, il racconto e l’esperienza di un malato e di un volontario dell’Unitalsi.
11 febbraio 2019