Nicolas Cage protagonista di un thriller per l’estate
In “Il nemico invisibile” è un agente della Cia con profonde ferite fisiche e morali in cerca di vendetta. A dirigere il film c’è Paul Schrader
In “Il nemico invisibile” è un agente della Cia con profonde ferite fisiche e morali in cerca di vendetta. A dirigere il film c’è Paul Schrader
La distribuzione cinematografica segue percorsi talvolta curiosi, soprattutto in questo periodo di fine stagione che precede la pausa estiva. Capita così di vedere in sala due film con protagonisti altrettanti nomi illustri del cinema americano, che sembrano quasi togliersi spazio l’uno con l’altro. Il primo è Michael Douglas, protagonista di The Reach – Caccia all’uomo. Il secondo è Nicolas Cage, impegnato con Il nemico invisibile, un thriller psicologico, di bella tensione narrativa.
Al centro della storia c’è Evan Lake, agente della Cia caduto prigioniero durante un’azione di guerra e torturato ferocemente da Muhammad Banir, con profonde ferite fisiche e morali. La Cia ha ritenuto Banir morto, ha chiuso il caso, ma oggi Lake non si rassegna. Alcuni elementi lasciano capire che l’uomo è vivo e Lake vuole ricominciare. Lui però ora soffre di demenza frontotemporale, ossia di forti disturbi cognitivi, e il tempo a sua disposizione è ben poco…
A dirigere questo «Nemico invisibile» c’è Paul Schrader, un regista senza compromessi, che quando prende in mano un personaggio non lo molla finché non lo ha rivoltato in mille modi, scrutato e messo a nudo da ogni lato. Da questa prospettiva, Schrader ha scritto i copioni di due titoli molto famosi come Taxi Driver e Toro Scatenato, e ha poi diretto ben 18 film.
Abituato a confinare storie e personaggi negli spazi di confronti psicologici senza respiro, Schader non ha timore di gettarsi sul terreno rischioso e poco malleabile della mitologia americana. E di sostituire alcuni vecchi protagonisti con nuovi interpreti. Così, a fronteggiarsi con l’agente della Cia c’è un combattente islamico, forse terrorista, forse nemico. Evan Lake di sicuro combatte con la malattia che lo incalza, contro la solitudine che lo attanaglia.
Specchio più che mai, Evan Lake, di un’America smarrita, nuda, indebolita dalle cento guerre dichiarate in ogni parte del mondo, eppure inesorabilmente legata al bisogno dei “valori” di una volta. È bravo il regista a giocare con la malattia come morbo che scardina le difese, come siero che consuma e corrode, metafora di un male sociale più profondo. Nicolas Cage offre a Evan Lake i tratti azzeccati di un uomo d’ordine stanco e senile ma sempre robusto e indomito.
Nicolas Cage aggiunge questo personaggio agli oltre settanta interpretati in una carriera cominciata con il debutto avvenuto nel 1982 con Fuori di testa e coronata dal premio Oscar per il film Via da Las Vegas di Mike Figgis, 1995. Film di “genere” che si fa seguire per ritmo, toni, sottigliezze psicologiche.
13 luglio 2014