Oltre un miliardo di bambini a rischio di morte prima dei 5 anni
È il campanello d’allarme lanciato da Save the Children nel rapporto “Le tante facce dell’esclusione”, diffuso alla viglia della Giornata internazionale dei bambini. L’Italia all’ottavo posto fra i Paesi più “pericolosi”
Oltre un miliardo di bambini nel mondo sono minacciati dalla povertà, 240 milioni vivono in aree dilaniate dalla guerra, 575 milioni patiscono gravi discriminazioni. È la drammatica fotografia immortalata in “Le tante facce dell’esclusione”, il rapporto di Save the Children diffuso oggi, giovedì 31 maggio, alla vigilia della Giornata internazionale dei bambini. L’organizzazione internazionale, che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini, ha analizzato la situazione in 175 Paesi dove i piccoli rischiano di morire prima di aver compiuto 5 anni.
Il Niger è il luogo dove i minori corrono più pericoli, soffrono la malnutrizione e in molti casi sono costretti ad andare a lavorare in tenera età o a sposarsi troppo presto. L’Italia risulta ottava con un milione e trecentomila adolescenti che vivono in condizione di povertà assoluta. Singapore e Slovenia le isole felici per i bambini.
Valerio Neri, direttore generale di Save the Children, ha evidenziato che «benché rispetto allo scorso anno siano stati compiuti notevoli passi in avanti in 95 Paesi su 175, questi miglioramenti non stanno avvenendo abbastanza velocemente e in 40 Paesi le condizioni di vita dei bambini sono notevolmente peggiorate. Occorrono azioni urgenti per garantire, entro il 2030, salute, educazione e protezione a tutti i minori del mondo, come previsto dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile approvati dall’Onu nel 2015».
Condizioni di estrema povertà non si registrano solo nei territori in via di sviluppo. Sono ben 30 milioni i bambini e i ragazzi che nei Paesi Ocse vivono in contesti di grave povertà, 6 milioni dei quali sono negli Stati Uniti. Questo crea loro forti ostacoli alla sopravvivenza, allo sviluppo e alla protezione, oltre che alla possibilità di partecipare attivamente alle decisioni che li riguardano da vicino. Ogni giorno nel mondo più di 15mila bambini muoiono prima di aver compiuto 5 anni per cause facilmente curabili e prevenibili e quasi la totalità vivevano in Paesi caratterizzati da redditi bassi. Quelli nati in Paesi poveri hanno anche poche possibilità di frequentare la scuola e ricevere un’educazione, e un minore su 4 è costretto ad andare a lavorare.
Nelle zone di guerra la malnutrizione, le malattie, l’impossibilità di accedere a cure mediche uccidono molto più delle bombe. Inoltre a causa dei conflitti 27 milioni di ragazzi sono completamente tagliati fuori dall’istruzione scolastica perché i loro istituti sono soggetti ad attacchi o sono occupati da gruppi di guerriglieri armati.
Le discriminazioni, invece, riguardano soprattutto le bambine, vittime di violenze sessuali o costrette a matrimoni e gravidanze precoci. Sono 12 milioni quelle che si sposano prima dei 18 anni. Il fenomeno delle spose bambine è particolarmente rilevante nelle aree colpite dai conflitti dove in molti casi le famiglie organizzano i matrimoni per proteggere le figlie dagli abusi.
Il rapporto mette infine in evidenza la piaga delle mutilazioni genitali femminili, degli stupri e dell’avvio forzato alla prostituzione. Oltre 120 milioni le ragazze che hanno subito abusi prima dei 15 anni e non solo nei Paesi poveri ma anche in stati europei come Francia, Lussemburgo, Spagna e Regno Unito.
31 maggio 2018