Omicidio di Willy, Cantelmi: «Tragedia che si poteva evitare»

Lo psichiatra analizza i fatti di Colleferro, dove il ragazzo, intervenuto per sedare una lite, è stato ucciso a calci e pugni. «Siamo tutti colpevoli»

«Stiamo costruendo una società estremamente individualista». Lo psichiatra Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc) oltre che docente di Cyberpsicologia all’Università europea di Roma, commenta all’Agenzia Sir i fatti accaduti a Colleferro, in provincia di Roma, dove, nella notte tra sabato 5 e domenica 6 settembre il giovane Willy Monteiro, intervenuto per sedare una lite, è stato ucciso a calci e pugni da quattro ragazzi. «Tutti sapevano – osserva Cantelmi – ma nessuno è riuscito a percepire quel che stava per succedere. In un piccolo centro dove tutti sanno davvero tutto, la cosa sconvolgente è che nessuno è riuscito a intervenire».

Nell’analisi di Cantelmi, la tragedia mette in evidenza la «mancanza di reti sociali di supporto, capaci di intercettare un disagio così clamoroso come questa violenza che i due dei ragazzi che hanno colpito Willy sembrano aver già espresso in altre occasioni. Una violenza coltivata e sotto gli occhi di tutti – prosegue -: frequentavano regolarmente i locali della zona, tenevano abitualmente comportamenti violenti ed erano temuti da tutti». Per lo psichiatra, si tratta di un segnale «in linea con tanti altri segnali che stiamo osservando. Tutti ci dicono che stiamo costruendo una società individualista e parcellizzata e probabilmente l’epidemia di Covid ha dato anche una spinta in questa direzione».

I colpevoli? Per Cantelmi «sono tantissimi». Scaricare la responsabilità della tragedia solo sui ragazzi «è ingenuo perché colpevole è tutta la comunità educante adulta. A tutti è sfuggito che coltivavano la violenza per la violenza, atteggiamento molto diffuso tra i giovani. È mancata una rete sociale autentica, fatta di relazioni autentiche – osserva -. Questa tragedia, come tutte, si poteva evitare, perché largamente annunciata. Si verificano per la nostra cecità». Il presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici riprende quindi le parole di Francesco per ribadire che «è urgente e necessario costruire reti sociali autentiche, dove le persone possono essere riconosciute». Nel caso di Colleferro, conclude, «è venuta a mancare tutta la comunità educante e non è la prima volta che succede. Siamo, quindi, tutti colpevoli».

9 settembre 2020