Papa, riprese le udienze in presenza
Il primo appuntamento dopo lo stop imposto dalla pandemia, nel Cortile di San Damaso del Palazzo apostolico. L’appello per il Libano e la Giornata di preghiera
L’ultima c’era stata il 26 febbraio scorso, quindi la pandemia di coronavirus aveva imposto uno stop alle udienze generali del mercoledì in presenza. Fino a questa mattina, 2 febbraio, quando Francesco è tornato a incontrare di persona i fedeli nel Cortile di San Damaso del Palazzo apostolico vaticano. Arrivato intorno alle 9.20 sulla Ford Focus blu, è sceso e a piedi si è rivolto ai fedeli che si trovano dietro le transenne, muniti di mascherina e nel rispetto delle norme di distanziamento sociale. Accolto con un applauso, si è intrattenuto con alcune donne, ha salutato i presenti con un cenno della mano, quindi ha continuato a percorrere il perimetro dell’area del Cortile riservata ai fedeli, indugiando a lungo con essi e dialogando a più riprese prima di raggiungere la sua postazione proprio al centro, ornata di velluto rosso.
Al termine dell’udienza, poi, il lungo e accorato appello per il Libano, pronunciato fuori programma, dopo che un giovane sacerdote chiamato da Francesco a raggiungerlo gli ha consegnato la bandiera della Terra dei cedri. Il Papa ha annunciato una Giornata di preghiera e di digiuno universale, indetta il 4 settembre e accompagnata dall’invio in Libano del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, quale rappresentante del Santo Padre ed espressione della sua «vicinanza e solidarietà» al Paese, messo a dura prova dalla recente esplosione a Beirut. «A un mese dalla tragedia – ha detto Francesco – il mio pensiero va al caro Libano e a questa popolazione duramente provata. Il Libano non può essere abbandonato alla sua solitudine», ha aggiunto, muovendo il suo appello per un luogo che per oltre 100 anni è stato «un Paese di speranza e un luogo di tolleranza, di rispetto, di convivenza unico nella regione».
Il Libano, ha affermato con forza il pontefice, «rappresenta qualcosa di più di uno Stato: è un messaggio di libertà, un esempio di pluralismo tanto per l’Oriente quanto per l’Occidente. Non possiamo permettere che questo patrimonio vada disperso». Poi il riferimento particolare agli abitanti di Beirut, affinché non abbandonino le loro case e le loro comunità, e ai pastori locali, esortati a dare esempi di povertà – «niente lusso», il monito del Papa – a fianco del loro popolo che sta soffrendo. Al termine quindi l’invito ai fedeli presenti ad alzarsi in piedi, per pregare insieme, in silenzio, per il Libano e affidarlo alla protezione di Maria.
2 settembre 2020