Patrick Zaki condannato a 3 anni di carcere

L’11ª udienza a carico del ricercatore egiziano si è conclusa con una condanna. Contando i 22 mesi di custodia cautelare, gli resterebbero da scontare 14 mesi

Conclusa con una condanna l’11ª udienza a carico di Patrick Zaki, oggi, 18 luglio, a Mansoura, vicino al Cairo. Il ricercatore egiziano, arrestato in Egitto nel 2020 e laureatosi a distanza il 5 luglio scorso all’Alma Mater di Bologna, dove svolgeva la sua attività di studio, è stato condannato a 3 anni di carcere. Dopo i 22 mesi di custodia cautelare passati in prigione, Zaki era libero dal dicembre 2021, anche se ancora sotto procesos per diffusione di notizie false. «Sono appena arrivato al tribunale di Mansoura e sto aspettando l’inizio della seduta di prova – scriveva questa mattina su Facebook – e spero come sempre che il caso sia chiuso e mi sia permesso viaggiare normalmente».

Niente da fare. Il tribunale ha confermato le accuse, pronunciando la sentenza di condanna. Il ricercatore è stato portato via dall’aula tra le grida della madre e della fidanzata che attendevano all’esterno del tribunale di Mansura. Secondo uno dei suoi legali, calcolando il tempo già trascorso in carcere durante la custodia cautelare, gli resterebbero da scontare 14 mesi di detenzione. «Il peggiore degli scenari possibili», lo definisce su Twitter il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury.

Di «dolore e vergogna» parlano anche anche da Libera. «Anche se la sentenza non prevede altro appello – scrivono in una nota -, bisognerà continuare a mobilitarsi e manifestare per individuare una soluzione contro l’infamia di una carcerazione di cui non è stata detta la ragione perché il regime che l’ha decisa si sente investito di un potere assoluto, un potere che non risponde dei propri atti».

Dietro la detenzione di Zaki – per la cui liberazione in questi mesi si sono spesi in tanti anche in Italia -, per Libera c’è anche «una più generale questione di degrado culturale e di perdita di civiltà. Il nostro Paese – osservano – continua a fare affari con regimi totalitari ma la politica non può sottostare a principi di convenienza e a equilibri di potere quando c’è di mezzo la vita e la libertà delle persone. La politica nazionale e internazionale non cambierà mai finché la sua etica si fermerà alle parole e alle intenzioni. Non cambierà mai finché le ragioni del profitto saranno più importanti di quelle della giustizia e del bene comune».

18 luglio 2023