Regno Unito: si dimette il primate anglicano Welby
L’annuncio dopo uno scandalo di abusi commessi da un membro della Chiesa di Inghilterra, suo amico, su almeno 130 minori. «Me ne vado condividendo il dolore delle vittime e dei sopravvissuti»
«Ho deciso di dimettermi dal mio ruolo di arcivescovo di Canterbury». Il primate anglicano Justin Welby, guida, dal 2013, di circa 85 milioni di fedeli in tutto il mondo, ha annunciato ieri, 12 novembre, le sue dimissioni. Il motivo: uno scandalo di abusi che riemerge dal passato. L’accusa, contenuta in un rapporto indipendente, è aver coperto le molestie e le violenze sistematiche nei confronti di minorenni imputate a un potente avvocato, John Smyth, scomparso a 75 anni nel 2018. «L’inchiesta condotta da Keith Makin – si legge nel comunicato ufficiale – ha esposto la cospirazione di silenzio sugli atroci abusi commessi da Smyth. Quando ne sono stato informato, nel 2013, e ho fatto sapere alla polizia che ne ero a conoscenza ho pensato, sbagliando, che una soluzione adeguata sarebbe seguita. È chiaro che devo assumermi una responsabilità personale e istituzionale per il lungo periodo, tra il 2013 e il 2024, che ha riaperto tanti traumi».
A chiedere che lasciasse l’incarico sono stati, nei giorni scorsi, vescovi e altri membri della Chiesa di Inghilterra, oltre ad alcune vittime degli abusi di John Smyth, membro impegnato – oltre che amico dello stesso Welby -, che in veste di predicatore laico aveva preso di mira almeno 130 tra bambini e ragazzi nel corso di campi estivi cristiani per giovani tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 nel Regno Unito e successivamente in Zimbabwe e Sudafrica, dove si era trasferito. A denunciare i suoi crimini sono stati i media britannici e, negli ultimi giorni, il rapporto indipendente, appena pubblicato, che la Chiesa di Stato inglese ha affidato all’esperto Keith Makin.
«Spero che questa decisione renda chiaro quanto la Chiesa d’Inghilterra comprenda la necessità di cambiamento e il nostro profondo impegno per creare una Chiesa più sicura», sono le parole di Welby, che non ha resistito alle ripetute pressioni e agli appelli per farsi da parte arrivati dal clero anglicano, inclusi alcuni vescovi, da una petizione con oltre 14mila firme e anche da alcuni “superstiti” degli abusi. Da ultimo pure il premier laburista Keir Starmer aveva fatto mancare il suo sostegno al leader religioso. L’arcivescovo di Canterbury ha affermato di «doversi assumere la responsabilità personale e istituzionale» per quanto successo. «Me ne vado – prosegue – condividendo il dolore di tutte le vittime e dei sopravvissuti degli abusi. Gli ultimi giorni hanno rinnovato il sentimento di profonda vergogna che provo da tempo per come la Chiesa di Inghilterra non sia riuscita a garantire, storicamente, la protezione dei minori. Per dodici anni ho lottato per migliorare la salvaguardia dei minori. Tocca ad altri giudicare quello che ho fatto». Nella sua attività infatti, inclusa quella come membro della Camera dei Lord, non solo si è impegnato a contrastare gli abusi commessi negli ambienti religiosi ma ha anche mostrato un certo atteggiamento progressista sui temi sociali, a partire dall’immigrazione, entrando più volte in contrasto coi precedenti governi a guida conservatrice.
Il comunicato si chiude quindi con una richiesta di preghiera. «Chiedo a tutti di pregare per mia moglie Caroline e i miei figli – scrive il primate -. Sono stati il mio sostegno più importante durante il mio ministero e sono eternamente grato per il loro sacrificio. Sono convinto che dimettermi sia nel migliore interesse della Chiesa di Inghilterra che amo profondamente. Prego perché questa decisione ci riavvicini all’amore che Gesù Cristo ha per ciascuno di noi. Il mio più profondo impegno è verso la persona di Gesù Cristo, mio Salvatore e mio Dio, la speranza di ogni persona».
Si apre ora il processo di successione per scegliere il nuovo primate della Chiesa d’Inghilterra, che prevede l’indicazione di due candidati da parte di una apposita commissione al governo – trattandosi di fatto di una Chiesa di Stato – e la successiva scelta da parte del primo ministro, sottoposta infine al placet automatico del re.
13 novembre 2024