Roma ancora in festa per gli Azzurri, ricevuti da Mattarella e dal premier Draghi
Dopo la vittoria degli Europei contro l'Inghilterra a Wembley, notte di caroselli e festeggiamenti. Quindi il 12 luglio folla ancora in strada per accompagnare squadra e tecnici al Quirinale e a Palazzo Chigi, con il tennista romano Matteo Berrettini, finalista a Wimbledon contro Djokovic
Dopo mesi di restrizioni, isolamento, sofferenze, a Roma e in tutta Italia è scoppiata la festa. Nella notte tra domenica 11 e lunedì 12 luglio, dopo la vittoria degli Europei contro l’Inghilterra, a Wembley, in una sfida decisa ai calci di rigore, partita in salita per gli Azzurri di Mancini, dopo il goal subito al 2′ del primo tempo. Ma alla fine, la Coppa dopo 53 anni è tornata a casa – la nostra, con buona pace degli inglesi – e l’esultanza scoppiata sul campo è arrivata fino alle strade e alle piazze di ogni angolo d’Italia, dando sfogo alla voglia di tornare ad abbracciarsi e a fare festa. Insieme, finalmente, come comunità. Come Paese.
Certo, i virologi avvisano: tra dieci giorni potremmo ritrovarci a pagare il conto alla pandemia, con i contagi già in risalita in diverse città. Intanto però la festa per la Nazionale campione d’Europa del calcio è diventata celebrazione dell’orgoglio italiano, di un’Italia che vuole rinascere nella resilienza e nella disciplina di squadra. Come gruppo. Lo ha ribadito anche il presidente del Consiglio Mario Draghi, ricevendo nel cortile di Palazzo Chigi la squadra e i tecnici – con la Coppa in mano al capitano Giorgio Chiellini -, insieme al tennista romano Marco Berrettini, protagonista nella stessa giornata di un’altra impresa: la finale del torneo di Wimbledon contro il numero 1 al mondo Novak Djokovic. «Ci avete messo al centro dell’Europa – le parole del presidente del Consiglio -. Vorrei ringraziarvi perché i vostri successi sono straordinari. Ci avete fatto emozionare, commuovere, gioire, abbracciare. Io sono sempre stato orgoglioso di essere italiano. Ma questa volta abbiamo festeggiato insieme le vostre vittorie. Quello di cui ci avete reso orgogliosi è di essere uniti in queste celebrazioni in nome dell’Italia». Quindi l’omaggio allo «spirito di squadra, il gioco di squadra, forgiati dal commissario tecnico Roberto Mancini».
I campioni d’Europa sono arrivati a Palazzo Chigi, nel pomeriggio di ieri, in un pullman “scortato” da due ali di folla, procedendo a passo d’uomo. C’è voluta più di mezz’ora per percorrere i due chilometri che li separavano dal Quirinale, dove prima erano stati ricevuti, sempre insieme a Berrettini, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che la finale l’aveva seguita tifando per l’Italia direttamente dalla tribuna di Wembley. Ad accoglierli, all’arrivo al Colle, poco prima delle 16.30, gli applausi dei tifosi in attesa nella piazza. «Questo non è giorno di discorsi ma di applausi e ringraziamenti – ha affermato il capo dello Stato, ricevendoli nei giardini del Quirinale -. Complimenti! Ieri sera avete meritato di vincere ben al di là dei rigori perché avete avuto due pesanti handicap: giocare in casa degli avversari in uno stadio come Wembley e il gol a freddo che avrebbe messo in ginocchio chiunque. Siete stati accompagnati e circondati dall’affetto degli italiani e li avete ricambiati rendendo onore allo sport, per il legame lungo che vi ha unito, manifestando armonia di squadra nel gioco e tra voi. Complimenti e grazie per questo a Roberto Mancini: la fiducia che ha sempre manifestato, la rivoluzione nell’impostazione del gioco, l’accurata preparazione di ogni partita. Grazie davvero Mancini».

Nelle parole di Mattarella anche un tributo all’impresa compiuta da Berrettini: «Arrivare alla finale di Wimbledon con la rimonta del primo set equivale a una vittoria». Quindi, ancora, il ricordo dell’ultimo atto della notte di Londra: «Quella seconda parata dell’ultimo rigore ha reso felici milioni di persone. Non soltanto in Italia. Complimenti e grazie. Non voglio aggiungere altro». E agli italiani «che possono finalmente gioire con noi» ha dedicato la vittoria anche il ct Roberto Mancini. «È la dimostrazione che quando si crede fermamente in ciò che si fa, è possibile inseguire un sogno apparentemente irrealizzabile», ha detto.
Dal capitano Giorgio Chiellini, l’omaggio a Davide Astori, morto nel 2018. «Vorremmo dedicare questa vittoria a lui, che avremmo voluto qui con noi oggi», ha detto durante l’incontro con il presidente della Repubblica. «Questa vittoria è per lei – ha aggiunto rivolto direttamente a Mattarella -, che è stato il nostro primo tifoso, e per i milioni di italiani nel mondo che non ci hanno mai fatto sentire soli. Non abbiamo vinto l’Europeo per un rigore in più – ha continuato – ma per l’amicizia che ci ha legato in questa avventura: abbiamo tifato Matteo Berrettini, ci siamo sacrificati e aiutati. Ci siamo sentiti “fratelli d’Italia”, rispondendo alla chiamata del nostro Paese».
Intervenuto al Quirinale anche il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina. «Questa nazionale è l’Italia: ha interpretato al meglio il suo sentimento di unità, con un grande potenziale di coesione, da paese ferito ma con una grande voglia di ripresa – ha detto -. La nazionale è una grande bellezza, non solo nel gioco ma nei valori. È il punto di partenza per le riforme del nostro mondo ma anche per il Paese».

La cerimonia nei giardini del Quirinale si era aperta con l’inno d’Italia suonato da una banda militare e cantato a tutta voce, come prima di ogni partita di questi Europei, dai giocatori schierati, a cui si è aggiunto anche il presidente della Repubblica. E l’inno ha scandito anche l’incontro con il premier a Palazzo Chigi, per essere poi cantato a squarciagola insieme ai tifosi, fra bandiere e cori, dal pullman scoperto con il quale la squadra, i tecnici e Berrettini si sono goduti l’ultima festa, prima delle vacanze.
13 luglio 2021