Roma Capitale, raddoppiano le donne seguite nei Centri antiviolenza

691 quelle prese in carico nel giugno 2020. Il sindaco Raggi: «Segnale importante. Dobbiamo far emergere la violenza sommersa». Strutture attive h24

Nel giugno 2020 sono 691 le donne in carico ai Centri antiviolenza di Roma Capitale. Nel giugno dell’anno precedente erano 346. Un +100% che fa parlare il sindaco Virginia Raggi di «un importante segnale. Dobbiamo far emergere la violenza sommersa – le parole della prima cittadina -. I nostri centri sono sempre attivi h24, collegati al numero nazionale 1522 e raggiungibili anche con il nuovo servizio su WhatsApp, per offrire alle donne e ai loro bambini sostegno e percorsi personalizzati per sottrarsi alle violenze». Raggi rivendica anche l’impegno dedicato alle nuove strutture: «ha funzionato: abbiamo avviato 5 nuovi Centri antiviolenza tra il 2018 e il 2019 e continueremo in questa direzione. Nessuna è sola»

Nel dettaglio, il monitoraggio delle attività delle strutture capitoline conferma il trend in crescita del numero di donne in carico: +10% rispetto a maggio (627), mese nel quale si era già registrato un +14% rispetto ad aprile (560). Già nel 2019 si era rilevato un aumento del 57% delle donne seguite (+157 tra gennaio e dicembre), la maggioranza delle quali continua il percorso personalizzato di sostegno. «L’investimento nelle strutture antiviolenza e nella sensibilizzazione, a partire dalla scuola, non si ferma – commenta l’assessore a Persona, scuola e comunità solidale Veronica Mammì -.  L’attenzione deve rimanere alta, i dati ci confermano che sempre più donne stanno portando avanti un percorso di fuoriuscita dalla violenza con le nostre strutture e come amministrazione continuiamo ad investire con forza perché i maltrattamenti sommersi possano continuare ad emergere, sostenendo le donne e i bambini nel percorso di fuoriuscita dalla violenza».

Quest’anno, ricorda ancora l’assessore, «abbiamo inaugurato un innovativo servizio di cohousing in appartamenti, dove le donne insieme ai loro bambini possono completare in sicurezza il percorso fino alla piena riconquista dell’autonomia con il reinserimento lavorativo e sociale, e nuove strutture antiviolenza sono in cantiere con avvio previsto entro l’anno». Per i giovani invece c’è il progetto “A scuola di parità”, «per strutturare, nelle scuole secondarie di secondo grado, dei percorsi specifici di informazione e sensibilizzazione sulla violenza e sulla parità di genere – sempre le parole di Mammì -. Il messaggio che deve arrivare è che nessuna è sola e che c’è sempre un aiuto da poter attivare per uscire dalla violenza».

Dopo l’avvio del lockdown, che aveva visto calare sensibilmente i nuovi accessi alle strutture, i Centri antiviolenza registrano in questi mesi anche un consolidamento del numero delle nuove donne seguite: a giugno sono state 76 quelle che hanno fatto il loro primo accesso alle strutture o per le quali è stato avviato il percorso personalizzato di fuoriuscita dalla violenza. Un dato, quello di giugno, che si discosta di 10 unità rispetto a quello rilevato nello stesso mese dell’anno precedente (86 nuove donne seguite) e conferma un sostanziale rientro negli ordini di grandezza dei mesi di febbraio e aprile (77 nuove donne seguite), rimarcando la distanza dalla sensibile diminuzione dei nuovi accessi che era stata registrata a marzo (59 nuove donne seguite), in coincidenza con l’avvio del lockdown.

Parla di «un cambio di passo importante dal 2019 al 2020» anche la delegata del sindaco alle Politiche di genere Lorenza Fruci. «Attraverso la testimonianza delle donne che entrano in contatto con le strutture capitoline, possiamo ricavare anche una fotografia del fenomeno della violenza importante da sottolineare – sottolinea -. Dal report del 2019 sappiamo che le vittime sono donne per la stragrande maggioranza italiane (69%), una su tre è sposata (32,3%) e circa due su tre hanno figli (61,2%). L’autore dei maltrattamenti è, quasi una volta su tre, il marito (29,8%), seguono l’ex partner (12,8%), l’ex marito (10%) e l’ex convivente (7,2%)».  Il report conferma anche che le violenze si registrano prevalentemente nei legami stabili: in un caso su quattro sono relazioni superiori agli 11 anni (26,1%), mentre solo nell’1,1% dei casi l’autore è indicato dalle donne come “sconosciuto”. Questi dati, continua Fruci, «devono far riflettere, perché tratteggiano una violenza che dimora all’interno di relazioni stabili, matrimoni, convivenze, con figli minori che subiscono a loro volta violenza (66,2%), il più delle volte assistita (84%). Ma ci dicono anche che il coraggio di sempre più donne, supportate dalle nostre operatrici, sta facendo la differenza – prosegue -. Non abbassiamo la guardia, continuiamo a informare, sensibilizzare e intercettare i bisogni, anche innovando i servizi per offrire sempre maggiori opportunità di riscatto e prevenzione» .

16 luglio 2020