Saccheggiato ad Haiti un container Unicef
Dal Paese, notizie di molti aiuti umanitari nelle mani delle gang. Echi della crisi anche nella Repubblica Dominicana, con arresti arbitrari della polizia migratoria
Haiti sempre più sull’orlo della guerra civile, con molte zone della Capitale Port-au-Prince in mano alla criminalità. Proprio qui sabato scorso, 16 marzo, il porto è stato saccheggiato. Compreso un container di aiuti essenziali per i neonati e le loro madri, tra cui rianimatori e altre forniture vitali, informa l’Unicef in un comunicato, aggiungendo che il container saccheggiato conteneva anche «attrezzature per lo sviluppo e l’educazione della prima infanzia e acqua». Al momento, riferisce ancora il Fondo Onu per l’infanzia, oltre 260 container fermi al porto sono controllati dai gruppi armati.
Sempre nel fine settimana, la polizia haitiana ha sequestrato armi e ha tentato di riprendere il controllo di un quartiere di Port-au-Prince presidiato dal leader delle bande criminali, Jimmy “Barbecue” Chérizier, in un’operazione che ha provocato la morte di diverse persone. E mentre gli Stati Uniti stanno proseguendo nell’evacuazione dal Paese dei pochi connazionali rimasti, gli echi della crisi haitiana si avvertono anche nella vicina Repubblica Dominicana, dove si segnalano arresti arbitrari da parte della polizia migratoria verso profughi haitiani. Lo confermano anche le testimonianze dei missionari domenicani di El Seibo, rilanciate dall’Agenzia Sir, che raccontano un episodio di venerdì 15 marzo in un centro di accoglienza. «Sono arrivati armati, sbattendo forte sulle porte – riferiscono -, svegliando adulti e bambini. Li hanno minacciati, hanno chiesto loro i documenti, li hanno aggrediti e hanno rotto qualsiasi cosa bloccasse il loro cammino. Ci sono state aggressioni, minacce con armi da fuoco, furti di denaro e telefoni cellulari da parte dei soldati. Alcune persone sono state portate via, tra cui donne incinte, minori e anziani, tutte persone molto vulnerabili».
Tutto questo, «nonostante le Nazioni Unite abbiano chiesto alle autorità dominicane di interrompere le deportazioni forzate di persone di origine haitiana e di rispettare i diritti umani di queste persone che cercano di migliorare la propria vita altrove. Stéphane Dujarri, portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite, ha infatti dichiarato che non si possono effettuare deportazioni di massa in un Paese che non è sicuro, come è la situazione attuale ad Haiti», ricordano i missionari.
18 marzo 2024