Sako ai cristiani dell’Iraq: «Stop a dispute che dividono»

Dal patriarca caldeo l’invito a «riprendere il possesso delle nostre terre prima che lo facciano altri». Quello presente è «un test di prova per i cristiani»

Dal patriarca della Chiesa caldea Louis Raphael I Sako arriva ancora una volta un monito all’unità. «Stop alle dispute interne che provocano divisioni  – si legge in una nota pubblicata sul sito del patriarcato – e invece di perdere tempo nell’attesa riprendere il possesso delle proprie terre prima che lo facciano altri. Questo è il tempo di riappropriarci delle terre dei nostri genitori e dei nostri avi, della loro identità, della loro storia e del loro patrimonio». Sako sottolinea che «la strada per sradicare l’Isis dalla regione è ancora lunga e difficile da percorrere prima di ricostruire ciò che è stato distrutto e di raggiungere pace, sicurezza e stabilità. Questo che stiamo vivendo – prosegue – è un momento storico e un test di prova per i cristiani, chiamati a rinnovare il loro impegno etico e morale, a confermare la loro presenza, recuperare le loro proprietà, richiedere una compensazione per le loro perdite; ottenere la loro quota di aiuti, e inoltre vedersi garantita la protezione in collaborazione con il governo centrale iracheno, il governo regionale del Kurdistan e la comunità internazionale».

Il patriarca scende anche nel concreto, indicando delle piste di lavoro. Su tutte, «unire gli sforzi per ricostruire o ristrutturare le abitazioni e le infrastrutture così da facilitare il rientro della popolazione sfollata». Ancora, «creare un team di 7-10 politici saggi e fedeli, capaci di essere dei portavoce dei cristiani e di assumersi la responsabilità di parlare con le persone giuste a livello nazionale e internazionale, al di fuori di interessi personali, di cooperazione e di solidarietà e di impegnarsi in modo efficace con musulmani e altri gruppi etnici nella vita pubblica». Infine creare «un ufficio centrale di informazione», che potrebbe «aiutare i cristiani a far sentire la loro voce e a diffondere la loro sofferenza e le loro aspirazioni. Questo li aiuterà a superare le complessità della realtà attuale e a trasformare le differenze in unità, coesione, solidarietà e partecipazione attiva al rafforzamento della loro esistenza da una parte e dall’altra a promuovere una cultura di apertura che aiuterà a raggiungere la pace, la stabilità e una vita dignitosa per loro e per i cittadini».

La nota si conclude con un riferimento al ruolo della Chiesa, che «non è un sostituto di politici leali». Essa, osserva il patriarca, «svolge piuttosto un ruolo fondamentale nella vita delle persone affermando la verità circa gli affari pubblici, specialmente quando si tratta di costruire la pace, la giustizia e la necessità di dare una vita dignitosa a tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro affiliazioni. La Chiesa – sottolinea – continua ad amare e servire tutte le persone, seguendo l’esempio del suo fondatore, Gesù Cristo».

13 luglio 2017