Sako: «Il Natale doni speranza per l’Iraq che soffre»
Il messaggio del patriarca caldeo: «Cristo nasce tra noi quando amore e misericordia riempiono il nostro cuore». No a soluzioni militari della crisi
Il primate della Chiesa caldea esorta quindi a calare l’annuncio del Natale nella vita quotidiana per trovare consolazione, visto che la nascita di Gesù rappresenta per tutti l’annuncio di una vita felice. Riferendosi all’ennesima fase travagliata che sta attraversando il Paese, ripete che in Iraq le attese oggi espresse dalle manifestazioni di massa vengono tradite dal 2003, anno in cui la fine del regime di Saddam Hussein era stata presentata come una chance di nuovo inizio per la storia nazionale. Invece sono continuati gli attentati, i conflitti, le stragi, e sembra che «gli iracheni non siano in grado di trovare un modo efficace per mettere il Paese sulla strada giusta, eliminare il settarismo, la corruzione, l’arricchimento illegale e l’ingiusto sequestro di proprietà pubbliche e private».
In questo quadro, nel quale «nessuno sa dove andrà l’Iraq», il cardinale si rivolge a politici e funzionari della sicurezza, invitandoli ad «ascoltare la voce del loro popolo in questa terra benedetta di Abramo. La voce di coloro che sono stati uccisi e di coloro che sono ancora sottoposti a ingiustizia, miseria e umiliazione». Soprattutto, chiede di «evitare soluzioni militari» alla crisi, esorcizzando una scelta che provocherebbe un’ulteriore escalation di morti e feriti.
Da ultimo, il messaggio del patriarca chiede anche ai battezzati di mostrare prossimità verso tutti gli iracheni, «cristiani, musulmani e tutti gli altri», sia dal punto di vista spirituale che nella forma del soccorso caritativo e umanitario, «rispondendo ai loro bisogni con particolare cura, sull’esempio di Gesù Cristo». In definitiva, ricorda, «Dio ci riterrà responsabili del nostro amore e del servizio che offriamo agli altri».
19 dicembre 2019