Samar, 9 anni, da Gaza: «Voglio che la guerra finisca»
ActionAid dà voce alle migliaia di bambini intrappolati nella Striscia per il conflitto tra Israele e Hamas. Dall’inizio, il 7 ottobre, oltre 4mila i piccoli uccisi; più di mille i dispersi
«Voglio che la guerra finisca e che si torni a casa, a dipingere e a studiare a scuola». Samar, 9 anni, è una delle migliaia di bambini intrappolati nella Striscia di Gaza a motivo della guerra tra Israele e Hamas, che dall’inizio, il 7 ottobre, ha ucciso almeno 4.237 piccoli: uno ogni 10 minuti. Più di 100 al giorno. A dare voce al loro dolore è ActionAid, che parla anche di altri 1.350 bambini che risultano dispersi sotto le macerie degli edifici bombardati, presumibilmente morti.
«L’entità dello spargimento di sangue è senza precedenti – affermano -. Il numero di bambini uccisi in un solo mese di conflitto a Gaza è più di otto volte il numero di bambini uccisi in Ucraina durante l’intero primo anno di guerra con la Russia. In Iraq, nel corso dei 14 anni di guerra, tra il 2008 e il 2022, sono stati uccisi meno bambini». A peggiorare le cose, domenica scorsa, 5 novembre, l’ospedale pediatrico Rantisi, a Gaza City, è stato colpito da un attacco aereo che ha ucciso almeno quattro persone e ha causato danni estesi al terzo piano, che ospita l’unica unità oncologica pediatrica di tutta Gaza. La struttura, che ha in cura circa 70 bambini, ha ricevuto un ulteriore ordine di evacuazione in vista di potenziali attacchi aerei.
Ogni 10 minuti almeno due bambini a Gaza subiscono ferite, alcune delle quali capaci di provocare danni permanenti, ma «i medici non hanno le forniture mediche adeguate per curarli e sono costretti a sostituire il disinfettante con aceto o acqua salata, o a eseguire interventi chirurgici salvavita usando solo la luce delle torce dei loro telefoni, a causa della mancanza di carburante – informano ancora da ActionAid -. Tragicamente, il numero di bambini feriti che arrivano alle strutture mediche e le cui intere famiglie sono state uccise è ormai così alto che è stato coniato un nuovo acronimo per descriverli: Wcnsf, Wounded child no surviving family».
Fra i bambini sopravvissuti finora, poi, molti sono malati o rischiano di ammalarsi a causa della mancanza di acqua pulita e di cibo. Dall’organizzazione riportano la testimonianza di Somaya, una madre incinta che si è rifugiata in una scuola vicino a Deir al Balah: «Quest’acqua è acqua di mare salata; siamo costretti a berla perché non riusciamo a trovare acqua. E questi bambini piccoli, non possiamo pulirli o fargli il bagno perché abbiamo paura che si ammalino». Hala invece è un’operatrice umanitaria di ActionAid. «Come madre – racconta -, sono corsa da un posto all’altro, scappando da un luogo all’altro, solo per salvare la mia vita e quella dei miei figli. Vogliamo salvare la nostra vita e quella dei nostri figli, niente di più, niente di meno».
Nelle parole di Riham Jafari, coordinatrice Advocacy e comunicazione ActionAid Palestina, «i bambini di Gaza stanno vivendo un orrore inimmaginabile, giorno dopo giorno, da più di un mese ormai. Sono affamati e assetati, costretti a nascondersi in spazi angusti e a temere per la loro vita mentre le bombe esplodono intorno a loro. Le forze israeliane devono rispettare gli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale e smettere immediatamente di bombardare ospedali e altri siti protetti – aggiunge -. L’ordine di evacuazione dell’ospedale pediatrico Rantisi deve essere revocato. Anche se i bambini malati curati lì stessero abbastanza bene da poter essere spostati, con strade e veicoli danneggiati come potrebbero andarsene? E dove possono andare in sicurezza? Deve esserci un cessate il fuoco permanente, ora», il monito.
10 novembre 2023