Sant’Egidio rafforza i centri di distribuzione alimentare
Sale il numero di persone che chiedono aiuti: 40mila all’anno. Chi ha un lavoro precario o in nero, chi una famiglia numerosa o pensione o reddito insufficiente. «Povertà nuova»
Lavori precari, redditi insufficienti per stare al passo con un’inflazione arrivata alle stelle, a cui va ad aggiungersi la stangata di bollette vertiginose. Per migliaia di famiglie romane è diventato difficile garantire un pasto a pranzo e a cena. Lo dicono chiaramente i numeri. Se prima della pandemia la Comunità di Sant’Egidio gestiva tre centri di distribuzione alimentare a Trastevere, negli ultimi due anni e 8 mesi si «è dovuta attivare per avviarne 25 in tutta la città – racconta Massimiliano Signifredi, volontario della Comunità -. In poco tempo sono stati aperti centri non solo in periferie come Tor Bella Monaca, Ostia e Prima Porta, dove la povertà è un fenomeno da sempre presente, ma anche in quartieri notoriamente benestanti come Flaminio, Nomentano e San Giovanni».
Se fino a febbraio 2020 «le persone che necessitavano di aiuti alimentari erano poche migliaia all’anno – afferma il volontario -, ora sono stabilmente 40mila. I pacchi alimentari distribuiti in un anno sono oltre 132mila». L’utenza dei centri è variegata e con il trascorrere dei mesi è notevolmente cambiato il profilo delle persone che chiedono aiuto. C’è chi ha un lavoro precario o in nero, chi una famiglia numerosa, chi una pensione o un reddito insufficiente. Se nel pre-pandemia erano per lo più senza fissa dimora e stranieri, «in questi mesi – prosegue Signifredi – è cresciuto notevolmente il numero degli italiani che chiedono assistenza ai centri di distribuzione alimentare», i quali «vogliono essere porte aperte nella città. Case di amicizia dove le persone trovano sempre qualcuno pronto ad ascoltare i loro problemi. Il bisogno primario, a cui è necessario rispondere, resta il pacco alimentare per garantire un sostegno alle famiglie con maggiori difficoltà – rileva -. Ma in tanti esprimono anche l’esigenza di essere guidati e consigliati, hanno bisogno di ricevere informazioni su dove recarsi per usufruire di visite mediche a costi esigui, o sui passi da compiere per essere reinseriti nel mondo del lavoro».
L’emergenza sanitaria prima e la guerra in Ucraina poi, con la conseguente impennata del costo della vita, hanno generato «una povertà nuova – dice ancora Signifredi -. Incontriamo
quotidianamente famiglie che fino a pochi mesi fa con le proprie risorse, seppur esigue perché monoreddito, riuscivano a far fronte alle necessità basilari. Ora, invece, hanno grosse difficoltà ad arrivare a fine mese». Il volontario non nasconde che in questo momento storico anche la Comunità di Sant’Egidio sta affrontando «difficoltà nel reperire generi alimentari. Per avere le giuste risorse si fanno giornalmente sforzi enormi, ma la Comunità non intende assolutamente diminuire il numero di beni che vengono distribuiti». Signifredi coglie quindi l’occasione della sesta Giornata mondiale dei poveri, celebrata domenica 13 novembre, per lanciare un invito a «una maggiore solidarietà da parte di chi è in grado di farlo. Chi ha un buon reddito non si dimentichi dei poveri, di chi sta attraversando grandi difficoltà per fare la spesa».
15 novembre 2022