Sbarcate a Marina di Carrara le 29 persone soccorse da Emergency
Il capo missione Life Support: «Per ogni persona soccorsa non sappiamo quante ne annegano o vengono riportate in Libia. Siamo stati testimoni di oltre 800 respingimenti»
Alle ore 11.13 di ieri, 5 giugno, la nave Life Support di Emergency ha terminato presso il Porto di Marina di Carrara, banchina Taliercio, lo sbarco delle 29 persone soccorse nel Mediterraneo centrale lo scorso 2 giugno. Tra loro, ci sono 3 donne e un bambino di 2 anni, rende noto l’organizzazione in una nota. «Quando ero ancora minorenne, ho abbandonato il mio Paese insieme a un gruppo di coetanei – racconta un ragazzo eritreo di 25 anni -. Volevo vivere libero, non in un Paese dove non si può avere un futuro. Il giorno del mio arrivo in Libia, sono stato imprigionato dalle milizie locali. Mi hanno chiesto un riscatto di 800 dollari. Sono riuscito a pagare e poi a imbarcarmi, ma i libici ci hanno cercato in mare, riportato a terra e messo nuovamente in carcere. Questo si è ripetuto altre tre volte: ogni volta che mi imbarcavo, venivo riportato indietro e imprigionato. Ciò ha fruttato ai trafficanti 13mila dollari: è quello che ho speso per pagare quattro volte il riscatto e poi la traversata in mare. Quando ho visto la vostra nave, ho pianto dal sollievo. Ora sogno di arrivare in Francia e di non vivere mai più nel terrore».
«I naufraghi sono finalmente in un Paese sicuro, ma per ogni persona soccorsa non sappiamo quante ne annegano nel Mediterraneo o quante continuano a soffrire perché riportate in Libia – commenta Albert Mayordomo, capomissione della Life Support -. Anche durante questa missione abbiamo toccato con mano quanto sia diffusa la pratica dei respingimenti. Solo in due settimane, siamo stati testimoni indiretti di almeno 5 respingimenti per un totale di oltre 800 persone riportate in Libia contro la propria volontà». Uno dei respingimenti ha riguardato 500 persone che si trovavano in acque maltesi al momento dell’intercettazione da parte dei libici. «La Life Support aveva cercato per oltre 24 ore un’imbarcazione segnalata in difficoltà di cui non c’era più traccia. Abbiamo scoperto in seguito che le persone erano già state riportate in una prigione a Benghazi in Libia – prosegue Mayordomo -. Nei giorni successivi, abbiamo avvistato diverse imbarcazioni cui era stato dato da poco fuoco, segno del passaggio dei libici, e abbiamo saputo che trasportavano più di 300 persone secondo quanto riportato da fonti che seguono le operazioni di respingimento in Libia».
Le 29 persone soccorse, di cui 3 donne e un bambino di 2 anni, provengono da Etiopia, Eritrea, Gambia e Sudan. Con il loro sbarco, la nave Life Support conclude la sua ottava missione. In mare da dicembre 2022, ha tratto in salvo 683 persone.
6 giugno 2023