«Scavare nel profondo» con l’ora di religione
Studenti e docenti alla vigilia della scelta di avvalersi dell’insegnamento. Chiarazzo (Ufficio scuola): «Contributo per la formazione, nella libertà di coscienza»
Sara, Francesca e Francesco sono una piccola ma importante rappresentanza di quel 70% degli studenti degli istituti superiori che nella diocesi di Roma hanno scelto di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. Frequentano il Liceo classico Torquato Tasso e partono da convinzioni diverse ma hanno un pensiero simile sulla lezione che il loro insegnante Sergio Ventura propone in classe ogni settimana, «scavando nel nostro profondo quasi sempre», sottolinea Francesca, che si sente «oscillare tra fede e agnosticismo». Francesco, un «credente che vuole continuare a esserlo», nell’ora di religione cattolica trova «risposte adeguate alla mia età, anche a costo di sentirmi dire che risposte semplici non ce ne sono»; invece Sara, che si definisce non credente, ha capito che «la religione con lo studio della Bibbia o di alcune figure passate e presenti può essere un’alleata del mio desiderio di cambiare questo mondo».
C’è insomma nei più giovani la consapevolezza che «l’insegnamento della religione cattolica, oltre a essere una grande opportunità per conoscere più a fondo le radici cristiane della nostra cultura italiana ed europea – afferma Rosario Chiarazzo, direttore dell’Ufficio scuola diocesano -, costituisce un contributo prezioso per la formazione globale della persona, che viene offerto nel rispetto più assoluto della libertà di coscienza». Ancora, «l’ora di religione, in virtù del suo riferimento agli aspetti spirituali ed etici dell’esistenza, promuove una maturazione propedeutica all’inserimento responsabile nella vita civile e sociale, nel mondo universitario e del lavoro», sottolinea Chiarazzo.
Allora in questi giorni nei quali «contestualmente all’iscrizione per il prossimo anno scolastico viene chiesto alle famiglie, alle studentesse e agli studenti di scegliere se avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica», continua il responsabile dell’Ufficio del Vicariato, è utile osservare come alla luce della «trasformazione in atto che coinvolge tanto il nostro modo di vivere e di instaurare relazioni quanto il nostro modo di pensare, tale valida proposta formativa sia un’occasione per quanti, credenti o non credenti, vogliono interrogarsi più a fondo sulle grandi questioni che accompagnano l’umanità sin dal suo sorgere e che continueranno a interpellare sempre il cuore dell’uomo». Questa convinzione anima gli stessi insegnanti di religione cattolica dei quali Chiarazzo riconosce il «lavoro silenzioso ma costante per la passione educativa».
Chiara Di Cosimo, oggi docente dell’Istituto Carlo Urbani di Ostia, nel corso della sua carriera si è confrontata «con le diverse realtà scolastiche, iniziando dalla scuola dell’infanzia fino ad arrivare alla secondaria di secondo grado», e nonostante «le fasce d’età siano differenti e diverso sia il contesto» rileva che «i contenuti della materia risultano sempre attuali, formativi e valorialmente imprescindibili», tanto da rendere l’insegnamento della religione cattolica «una ricchezza all’interno del percorso scolastico, possedendo quella singolare capacità umana di entrare in ascolto e di fornire possibili risposte agli interrogativi che accompagnano la crescita di ogni studente».
Insegna ai suoi oltre 350 alunni «a crescere bene» anche Angela Melchionda, docente di religione cattolica dell’Istituto comprensivo Parco della Vittoria. Impegnata nella scuola secondaria di primo grado e con le domande e i cambiamenti propri della preadolescenza, l’insegnante guarda all’immagine di Gesù con i discepoli di Emmaus per descrivere il proprio lavoro, convinta che è importante non «imporsi ma camminare accanto, prendendosi cura di loro». Diana Isufasj lavora invece nella scuola primaria – grado scolastico in cui, come per la scuola dell’infanzia, nella diocesi di Roma la percentuale di avvalentisi corrisponde al 90% -, a Tor Sapienza, «un territorio della periferia Est della città che ha un’alta concentrazione di alunni stranieri e Rom» e dove «la nostra missione di insegnanti di religione cattolica ci impone moralmente di intervenire nel contesto, cercando di condurre una didattica viva e partecipe e anche di aiutare in modo discreto l’alunno a superare con serenità il suo disagio».
29 gennaio 2024