Scuola, quelle scelte che segnano la vita
Il dialogo in classe su dopo diploma e università e la partecipazione emotiva degli studenti. Riscoprire di sentirsi custodi di un futuro che non sarà nostro
Qualche giorno fa, in una classe quinta nella quale insegno dal secondo anno, mi sono ritrovato a fare una lezione particolare. C’è in questa classe una ragazza, brillante ma altrettanto indecisa, che mi aveva chiesto a suo tempo se avessi potuto darle qualche consiglio per il periodo universitario. Così, nonostante ogni scuola preveda dei percorsi di orientamento in uscita, sono entrato in classe con l’idea di fornire a tutti una rassegna dettagliata delle opportunità universitarie oggi presenti, al di là della scelta specifica della facoltà.
Abbiamo parlato per un’ora di test d’ingresso, di preparazione dei concorsi a collegi e scuole universitarie, ma soprattutto e in definitiva della necessità di iniziare a prendere sul serio i propri desideri e le proprie aspirazioni. Ai molti, la maggioranza, che erano ancora del tutto incerti su cosa fare, ho suggerito di darsi un tempo certo di riflessione, che sarebbe stato questo delle vacanze natalizie, perché arriva un momento in cui bisogna farsi carico di una scelta, perché la direzione che prenderanno quest’anno è importante, di quelle che segnano la vita. Ma quello che mi è rimasto dentro di quella chiacchierata, che in fondo è normale prassi scolastica, è la percezione avuta a un certo punto di come quell’attenzione calata in classe fin dall’inizio della lezione, quella partecipazione emotiva assoluta che avvertivo, quegli occhi attenti a ogni singolo nome o sigla scritta sulla lavagna, nascessero non tanto dal tale test o dalla tale modalità d’accesso, quanto dall’evidenza che si stava parlando di una materia bollente e assolutamente reattiva, ovvero del loro futuro.
Durante i colloqui con le famiglie svoltisi qualche giorno dopo, diversi genitori di quella classe mi hanno poi riferito di come i loro figli e le loro figlie avessero continuato a discutere della questione anche a casa. Alcuni genitori mi hanno ringraziato, altri me lo hanno comunicato un po’ sorpresi, a tutti ho detto che la scuola deve farsi carico di curare al meglio il percorso dei propri studenti, e che questo significa anche sollecitare la massima consapevolezza, specie in fasi delicate come quelle di passaggio nelle quali il rischio – imperdonabile – potrebbe essere quello di non arrivare pronti alle scelte più importanti.
Ma al di là della risposta dovuta ai genitori, ho considerato come l’impressione imprevista che mi ha suscitato quell’ora di lezione sia dipesa dall’ennesimo incontro con l’evidenza di quanto accade a scuola. Da adulto con molte delle scelte importanti già indirizzate, a volte con il lusso tutto borghese di concedermi anche una disillusione arrabbiata, l’evidenza di quella pagina bianca che è ancora la vita dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze è stata una bella sberla in faccia. Un monito a uscire di nuovo dal perimetro stretto di me stesso, la riscoperta di quanta aria ci sia nel sentirsi, per un tempo, custodi di un futuro che non sarà nostro.
22 dicembre 2021