Suicidio assistito, Centro Livatino: «Confusione, incoerenza e arbitrio»
Il commento sulla sentenza della Corte Costituzionale: «Investe il giudice del potere di stabilire quando togliere la vita a una persona sia sanzionato oppure no»
«A dieci mesi di distanza dalla ordinanza 207, la decisione della Corte costituzionale non dichiara illegittimo l’articolo 580 del codice penale» ma, denunciano gli esperti del Centro studi Livatino, «demanda al giudice del singolo caso stabilire se sussistono le condizioni per la non punibilità, cioè investe il giudice del potere di stabilire in concreto quando togliere la vita a una persona sia sanzionato, oppure no». Di conseguenza, «fa crescere confusione e arbitrio, ricordando che deve essere rispettata la normativa su consenso informato e cure palliative: ma come, se la legge sulle cure palliative non è mai stata finanziata e non esistono reparti a ciò attrezzati?».
Non basta: la decisione della Corte Costituzionale, proseguono i giuristi del Centro Livatino, «medicalizza il suicidio assistito, scaricando una decisione così impegnativa sul Servizio sanitario nazionale, senza menzionare l’obiezione di coscienza, di cui pure aveva parlato nell’ordinanza 207» e «ritiene l’intervento del legislatore “indispensabile”: e allora perché lo ha anticipato come Consulta?». Quello che si ricava, concludono, «è confusione, incoerenza e arbitrio. Saranno sufficienti a svegliare un Parlamento colpevole di aver fatto trascorrere il tempo su un tema così cruciale?».
26 settembre 2019