Terra Santa, i vescovi del Nord Africa: «Distinguere i popoli dai loro governi»
La lettera alle loro comunità: «La Bibbia non può essere usata per legittimare l’annessione di un territorio che appartiene a un popolo che desidera solo vivere in pace»
In vista del nuovo anno liturgico ormai alle porte, i vescovi della Conferenza episcopale del Nord Africa (Cerna) scrivono alle loro comunità, rivolgendo il loro pensiero «alla terra dove è nato Gesù, dove è cresciuto, dove ha pronunciato parole di giustizia e di pace, dove ha dato la sua vita per tutta l’umanità, dove è risorto. Questa terra – si legge nel testo rilanciato da Fides, diffuso alla fine della loro visita ad limina – è straziata da più di un anno da un conflitto con il suo corteo di vittime, di sfollati, di distruzioni massicce. Un’intera popolazione è presa in ostaggio, privata di cure, privata di cibo, e giorno dopo giorno questo conflitto si banalizza nell’indifferenza. Così come avviene in molti altri conflitti in Africa, in Europa e in molti luoghi del mondo».
I presuli lo affermano con forza: «In nessun caso la Bibbia può essere usata per legittimare la colonizzazione e l’annessione di un territorio che appartiene a un popolo che desidera solo vivere nel diritto e nella pace. È necessario distinguere i popoli dai loro governi. Il governo di Israele non è tutto il popolo israeliano. Hamas non è tutto il popolo palestinese». La posizione dei vescovi della Cerna è «per la pace, deliberatamente per la pace. Soffriamo con le vittime – scrivono -, con tutte le vittime. Siamo contro la guerra, contro tutte le guerre, contro tutte le violenze e ogni atto di terrorismo».
L’appello allora è ai governanti dei Paesi coinvolti, affinché «abbiano il coraggio dell’umiltà, mettendosi sinceramente in ascolto della sofferenza reciproca, nel rispetto di ciascuno e nel rifiuto di ogni odio». Un’esortazione a dire no a «ogni provocazione, ogni velleità di distruzione, ogni spirito di vendetta o di dominio. Preghiamo Dio – proseguono i presuli – anche affinché le altre nazioni si impegnino a garantire un accordo di pace invece di fornire armi ai belligeranti. Chiediamo a ciascun membro delle nostre Chiese di dedicare questo tempo dell’Avvento alla preghiera per la pace e a gesti concreti di riconciliazione intorno a noi e di solidarietà con le vittime».
26 novembre 2024