Turchia, il «profondo rammarico» della Cec per Santa Sofia che diventa moschea

L’organismo ecumenico affida la sua reazione a un comunicato, parlando di «potenziale terreno fertile per l’odio religioso, e di conseguenza la violenza»

Le Chiese ortodosse e riformate che si riuniscono nella Conferenza delle Chiese europee (Cec) esprimono in una nota diffusa ieri, 15 luglio, «profondo rammarico» per l’imminente trasformazione di Santa Sofia in moschea, riferendo anche di una lettera inviata all’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. Per i rappresentanti delle Chiese, «tale azione creerebbe potenzialmente terreno fertile per l’odio religioso e di conseguenza violenza».

A sostegno della loro posizione, hanno cercato anche l’appoggio di Audrey Azoulay, direttore generale dell’Unesco, e di Mechtild Rössler, direttore del Centro del patrimonio mondiale dell’Unesco, per chiedere di «intraprendere azioni concrete nei confronti del governo turco al fine di prevenire il cambiamento di status dell’attuale sito del patrimonio mondiale». La Cec in realtà si era già mossa prima della decisione presso l’Unesco e le istituzioni europee per «cercare appoggi diplomatici che impedissero tale azione».

Nel suo status di museo, commenta il metropolita Cleopas di Svezia e di tutta la Scandinavia, vice presidente Ce, «Hagia Sophia riunisce persone e culture di tutto il mondo. Un cambiamento in questo status diminuisce senza dubbio l’eredità di questa straordinaria struttura come ponte universalmente accessibile che unisce Oriente e Occidente, a simboleggiare la convivenza pacifica, la comprensione reciproca e la solidarietà tra popoli diversi ». Per la Cec dunque, aggiunge, la decisione del governo turco «ha un impatto sulle Chiese che sono direttamente interessate, sebbene tutte le Chiese membra sono disturbate da ciò a cui assistiamo oggi ad Istanbul».

16 luglio 2020