Unioni civili, Acli: «Sì ai diritti individuali, no all’equiparazione al matrimonio»

Dal vice presidente Santino Scirè, responsabile Famiglia, critiche anzitutto all’ipotesi della “stepchild adoption”: «Può aprire la strada all’utero in affitto»

Dal vice presidente Santino Scirè, responsabile Famiglia, critiche anzitutto all’ipotesi della “stepchild adoption”: «Può aprire la strada all’utero in affitto»

Nel giorno in cui in Senato inizia il dibattito sul ddl Cirinnà dedicato al tema delle unioni civili, le Acli rimarcano che «sul tema della famiglia, fatta di mariti e di mogli, di papà, di mamme e di figli, come associazione non siamo mai stati in difesa, piuttosto siamo da sempre impegnati con servizi, attività, iniziative, progetti per promuoverne il protagonismo. Il clima da tifoseria che si è creato in questi giorni a ridosso del Family Day non fa certo bene alle vere priorità della famiglia, che conosciamo non solo attraverso i nostri iscritti e il costante lavoro sul territorio, ma anche attraverso le migliaia di persone che si rivolgono ogni giorno al nostri servizi di Caf e Patronato, diffusi in tutta la penisola».

A parlare è il vice presidente Santino Scirè, responsabile Famiglia, che prende le distanze da una certa «strumentalizzazione delle piazze», ribadendo che «rispetto al processo legislativo in atto, le Acli hanno a cuore la tutela dei soggetti più deboli». Di qui il no all’ipotesi della “stepchild adoption”, «rischiosa perché può aprire la strada alla aberrante pratica dell’utero in affitto». Resta ferma invece «l’importanza di riconoscere le unioni civili, anche omosessuali, sottolineando la necessità che vengano tutelati i diritti individuali fuori da ogni possibile equiparazione al matrimonio».

Idealmente, prosegue Scirè, «ci riconosciamo nel ruolo di fondamento e centro del tessuto sociale che la Costituzione assegna alla famiglia ed evidenziamo il fatto che essa preesiste allo Stato, da cui invoca solo di essere riconosciuta». Proprio per questo il vice presidente esprime la richiesta delle Acli al Parlamento: «Continui a concentrarsi su argomenti concreti come il fattore famiglia, la promozione di politiche di conciliazione e la definizione di misure di welfare nuove e affidabili. Questo sì che sarebbe un segnale di modernità per un Paese che sa investire sul proprio futuro».

28 gennaio 2016