Valditara: costruire insieme la scuola del futuro
L’intervento del ministro dell’Istruzione alla presentazione di uno studio sul settore con uno scenario ricco di ombre. «Valorizzare i talenti: serve formazione personalizzata»
Se si guarda da vicino la fotografia del sistema scolastico italiano, quello che emerge è un quadro desolante dal punto di vista del livello di istruzione degli studenti, dell’età e della retribuzione degli insegnanti, della condizione delle infrastrutture. Urge «una grande alleanza che deve coinvolgere tutti, senza divisioni ideologiche, perché la scuola, l’università, la ricerca sono un patrimonio comune. È importante lavorare insieme per costruire una grande scuola e dare un futuro ai nostri giovani». L’invito arriva da Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del merito intervenuto questa mattina, 17 novembre, alla presentazione del volume “Scuola, i numeri da cambiare” a Palazzo Wedekind. Suddiviso in cinque parti, il libro analizza il contesto scolastico italiano nel panorama internazionale e in quello nazionale approfondendo poi l’ambito studentesco, quello del corpo docente e delle risorse. Frutto di uno studio delle Fondazioni Rocca, Agnelli, Compagnia di San Paolo e Associazione TreElle, la ricerca accende i riflettori su una scuola, con i suoi 800mila insegnanti e quasi 9 milioni di studenti, da rivalutare perché da 20 anni vive uno “stagnante immobilismo”.
Tra le proposte lanciate dal ministro per invertire la rotta c’è l’alleanza per il merito che deve coinvolgere famiglie, studenti, docenti, dirigenti scolastici e parti sociali. «Vogliamo creare la scuola della valorizzazione dei talenti – dice Valditara – dove non ci sia la penalizzazione per chi ha una intelligenza pratica e non quella astratta. Le materie devono essere adeguate alla propensione dei ragazzi. È fondamentale una formazione sempre più personalizzata con docenti che sappiano farsi carico degli studenti che hanno difficoltà o talenti eccezionali». Parola d’ordine è «favorire la crescita sociale dei ragazzi», afferma il responsabile del dicastero dell’Istruzione, per il quale bisogna anche valorizzare il ruolo dei docenti, puntare sull’orientamento per un futuro inserimento nel mondo del lavoro e investire sull’istruzione tecnico professionale.
Sfogliando le oltre 100 pagine del volume si scopre che il 50% degli studenti arriva alla Maturità con un livello inadeguato di competenze in matematica e italiano, vi è un ampio divario nel livello di istruzione tra le scuole del nord e quelle del sud e la dispersione scolastica tra i 15 e i 19 anni a livello nazionale è del 7,3%. Gli insegnanti italiani hanno l’età media più alta in Europa, pari a 50,2 anni, guadagnano meno e raggiungono il massimo salariale dopo 39 anni di servizio. Numeri che fanno intravedere uno scenario non roseo in un Paese che da anni fronteggia un calo demografico significativo.
Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, rilancia l’urgenza di creare un’alleanza tra pubblico e privato anche perché dalla ricerca emerge che la quota di studenti che trova un’occupazione entro un anno dal conseguimento del diploma negli istituti tecnici è superiore all’80-90%. «Scuola e lavoro sono due mondi che devono collaborare – sottolinea Bonomi -. Solo la parte nozionistica non consente di avere accesso al mondo del lavoro e le competenze si acquisiscono nel tempo. Il dialogo è ineludibile». Criticità maggiori si riscontrano nella scuola media, viene osservato durante l’incontro moderato da Ferruccio De Bortoli, presidente dell’associazione Vidas di Milano, già direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore. «La scuola media non funziona – afferma senza giri di parole Andrea Gavosto, direttore generale della Fondazione Agnelli -. Bisogna ripensare ad essa come luogo di orientamento». Non ha inoltre nascosto la preoccupazione per la perdita di apprendimento durante i lunghi mesi della pandemia. Dai test Invalsi è emerso che le lacune accumulate in matematica «sono molto forti – aggiunge Gavosto -. È cruciale intervenire su questo».
17 novembre 2022