Verso la Giornata dell’infanzia: lo sguardo di diverse generazioni sul mondo

Alla vigilia dell'appuntamento del 20 novembre, il sondaggio Unicef che indaga la fiducia nel progresso economico ma anche le opinioni sulla condizione dei bambini. Più di un terzo dei giovani riferisce di sentirsi spesso nervoso o ansioso e quasi 1 su 5 di sentirsi spesso depresso

«I bambini e i giovani incarnano lo spirito del 21° secolo molto più facilmente dei loro genitori». Il direttore generale Unicef Henrietta Fore commenta con queste parole i risultati del sondaggio “The changing childhood project”, realizzato dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia con Gallup in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza, che si celebra domani, 20 novembre. L’obiettivo: «Ascoltare direttamente i giovani sul loro benessere e su come stanno cambiando le loro vite».

Oltre 21mila le persone intervistate, appartenenti a due fasce d’età: 15-24 anni e over 40. 21 i Paesi rappresentati. E sono state intraprese indagini rappresentative a livello nazionale in Africa, Asia, Europa, Nord e Sud America e fra tutti i livelli di reddito. Diverse generazioni, dunque, sono state interpellate sul loro sguardo sul mondo e su com’è essere un bambino oggi. Nel complesso, i dati dipingono un quadro delle giovani generazioni come risultato della globalizzazione. Per esempio, i giovani (39%) sono in media quasi due volte più propensi degli adulti (22%) a identificarsi maggiormente con il sentirsi parte del mondo, rispetto alla propria nazione o zona. Con ogni anno in più di età, le persone hanno in media circa un punto percentuale in meno di probabilità di identificarsi come cittadini globali.

Ancora, i giovani sono anche più propensi a pensare che l’infanzia stessa sia migliorata, con una maggioranza schiacciante che crede che l’assistenza sanitaria, l’istruzione e la sicurezza fisica siano migliori per i bambini di oggi che per la generazione dei loro genitori. Ma sono tutt’altro che ingenui: manifestano inquietudine per l’azione sul cambiamento climatico, scetticismo sulle informazioni che ricevono sui social media e lottano con sentimenti di depressione e ansia. «Sono molto più propensi degli adulti a vedersi come cittadini globali e più propensi ad approvare la cooperazione internazionale per affrontare minacce come la pandemia di Covid-19», evidenziano dall’Unicef. Non solo: l’indagine, condotta durante la pandemia, dimostra anche che bambini e giovani sono generalmente più fiduciosi nei confronti dei governi nazionali, degli scienziati e dei media internazionali come fonti di informazioni accurate. E sono più consapevoli dei problemi che il mondo sta affrontando. La maggior parte dei giovani vede seri rischi per i bambini online, come vedere contenuti violenti o  sessualmente espliciti (78%) o essere bullizzati (79%). Solo il 17% dei giovani dice di fidarsi “molto” delle piattaforme di social media per ricevere informazioni accurate.

Sono 64 su 100 i giovani dei Paesi a basso e medio reddito che credono che i bambini del loro Paese staranno meglio economicamente dei loro genitori, mentre i giovani dei Paesi ad alto reddito hanno poca fiducia nel progresso economico. Lo dimostra il fatto che meno di un terzo dei giovani intervistati nei Paesi ad altro reddito afferma che i bambini di oggi cresceranno meglio dei loro genitori dal punto di vista economico. Più di un terzo dei giovani riferisce di sentirsi spesso nervoso o ansioso, e quasi uno su cinque di sentirsi spesso depresso o di avere poco interesse nello svolgimento di attività. Il 59% infine sostiene che i bambini di oggi affrontano più pressioni per avere successo di quanto abbiano fatto i loro genitori crescendo.

Stando ai dati del sondaggio, i giovani vogliono progressi più rapidi nella lotta contro la discriminazione, più cooperazione tra i Paesi e che i decision-maker li ascoltino. Complessivamente, comunque, bambini e giovani sono quasi il 50% più inclini rispetto alle generazioni più anziane a pensare che il mondo stia diventando un posto migliore di generazione in generazione. «Non mancano i motivi di pessimismo nel mondo di oggi – evidenzia ancora Fore -: il cambiamento climatico, la pandemia, la povertà e la disuguaglianza, la sfiducia in aumento e il crescente nazionalismo. Ma ecco una ragione di ottimismo: i bambini e i giovani si rifiutano di vedere il mondo attraverso la lente tetra degli adulti. Rispetto alle vecchie generazioni, i giovani del mondo rimangono fiduciosi, hanno una mentalità molto più globale e sono determinati a rendere il mondo un posto migliore. I giovani di oggi – conclude – sono preoccupati per il futuro, ma si vedono come parte della soluzione».

19 novembre 2021