Villa Maraini: 40 anni accanto ai tossicodipendenti

La festa con don Luigi Ciotti per la più grande struttura terapeutica d’Italia. Il fondatore Barra: «Rischio che manchino i fondi»

La festa con don Luigi Ciotti per la più grande struttura terapeutica d’Italia. Il fondatore Barra: «Rischio che manchino i fondi» 

Applausi commossi per i 40 anni di Villa Maraini, una delle case di accoglienza per tossicodipendenti più importante in Italia. «Brava Giada!» urla qualcuno dal pubblico, e Giada è una delle 40 mila persone assistite della struttura in questi decenni, oggi ha superato il suo “periodo buio”, come qui lo chiamano in tanti. Venerdì 30 settembre assieme al fondatore, Massimo Barra, a don Luigi Ciotti, al presidente Gabriele Mori, ai rappresentanti della Croce Rossa Italiana, lei, con altri che hanno vissuto una storia simile alla sua, ha voluto tornare per fare festa. Una festa piena di soddisfazione, come raccontano gli intervenuti al convegno organizzato per l’occasione, ma nella paura che tutto possa svanire, il rischio è che manchino i fondi per andare avanti.

«Noi abbiamo sputato sangue per arrivare a questi risultati», racconta Barra, ex presidente della Croce Rossa Italiana. Tutto è cominciato nel 1976, quando Barra era un volontario Cri: «Lavoravo al primo centro antidroga d’Italia dell’ufficio di igiene di Roma. Era in brutte condizioni, la Croce Rossa aveva dei locali abbandonati ed ebbi l’idea di trasferire lì questo centro. Poi il comune si è tirato indietro, ma io sono andato avanti lo stesso». Da allora Villa Maraini è diventata una fondazione ed è cresciuta, creando un’unità di strada, un’unità di emergenza, un centro di crisi notturno, organizzando un progetto per i carcerati e tanto altro. La differenza con tutti gli altri centri, spiega ancora Barra, è che «Villa Maraini cura tutti, gli altri cercano persone motivate. Ma se uno non è motivato ha bisogno di aiuto due volte».

Quello del centro, dice nel suo intervento don Ciotti, è stato un servizio “con” le persone, un contributo che ha tenuto conto delle fragilità di tutti: «E forse la nostra amicizia è nata sulla strada, con gli ultimi, mettendo al centro la libertà e la dignità delle persone». In queste esperienze «è in gioco la vita»: «Qui si è sentito l’amore – esordito -, è veramente un momento di festa e di consapevolezza. So che non è stato facile e che questo è uno dei momenti più difficili della storia del nostro paese». Oltre 4 milioni di persone vivono la povertà più assoluta,ricorda il prete, oltre 6 milioni di italiani vivono l’analfabetismo di ritorno «e questo conta».

La droga non è un tema da prima pagina
, spiega Barra: «Dei drogati non importa a nessuno, è un tema scomodo, i tossicomani sono sgradevoli e sgraditi a tutti e l’opinione pubblica li rimuove». La politica «peggio che mai – continua il fondatore e medico -, li considera vuoti a perdere, non danno prestigio e non se ne cura». Don Ciotti rivolge un invito alle istituzioni: «Per la salute e la vita bisogna lottare. I beni comuni non possono obbedire alle logiche di mercato. Alcuni strumenti sono per la vita e non possono sottostare ai dati economici». Il riferimento è alle cure mediche: «perché le politiche in questo settore nel nostro Paese sono agli ultimi posti».

Barra è dello stesso avviso, prendiamo ad esempio l’epatite: «Dall’anno scorso è diventata una malattia curabile, con un farmaco che però costa caro e viene dato solo ai casi più gravi. Questa cosa però deve finire, e noi lo dobbiamo dare a tutti, costi quel che costi». Il fondatore di Villa Maraini continua a lottare: «Non abbiamo nessuna certezza di come andremo avanti dal primo gennaio, siamo in mancanza di fondi assoluta. Noi ci stiamo muovendo, ma il fatto stesso che oggi siamo qui è un buon segno. Finché abbiamo la vicinanza dei nostri ragazzi e delle loro famiglie, mi sento più forte».

3 ottobre 2016