Yemen, in 5 anni di combattimenti, 250mila morti

L’appello di Intersos: «Per molti l’aiuto umanitario rappresenta l’unica ancora di salvezza». Azione contro la fame: infrastrutture idriche distrutte

Lo Yemen è entrato ieri, 25 marzo, nel sesto anno di guerra. Quasi 250mila i morti, di cui circa 100mila come conseguenza diretta dei combattimenti e 130mila a causa di fame e malattie acuite dal conflitto. Oltre 20 milioni le persone ridotte alla fame – vale a dire i due terzi della popolazione -,  con 1,6 milioni di bambini affetti da malnutrizione acuta severa, e 24 milioni di abitanti, su un totale di circa 30 milioni, che hanno bisogno di aiuti umanitari. A fornire i “numeri” della più grave crisi umanitaria al mondo è l’Ocha, l’Agenzia umanitaria delle Nazioni Unite. Eppure «una soluzione in grado di alleviare le sofferenze della popolazione appare ancora lontana», sottolinea Kostas Moschochoritis, segretario generale di Intersos, presente nel Paese dal 2008. Milioni di yemeniti, aggiunge, «sono più affamati, più malati e versano in condizioni peggiori di un anno fa. Per molti, l’aiuto umanitario rappresenta l’unica ancora di salvezza».

Si combatte ancora, nel Paese, soprattutto nell’area occidentale. Le restrizioni alle importazioni di cibo, medicine e carburante, insieme alla chiusura della maggior parte di porti, strade e aeroporti, hanno spinto gli yemeniti in una situazione umanitaria catastrofica. Crollate anche le condizioni socio-economiche e finanziarie delle famiglie yemenite, con il conseguente aumento della povertà, della malnutrizione, del deperimento fisico e della vera e propria fame. In questo momento circa 900 operatori di Intersos, yemeniti e internazionali, sono in prima linea per portare aiuto ai più vulnerabili. E, nel quinto anniversario della guerra, lanciano un appello: «Non abbassiamo l’attenzione su quanto sta avvenendo, la guerra non resta a casa, e l’azione umanitaria non si ferma, anzi, va sostenuta e intensificata».

Ad accendere i riflettori sulla condizione delle infrastrutture idriche del Paese è invece Azione contro la fame, in Yemen dal 2012, secondo cui dal suo avvio, tra il 25 e il 26 marzo 2015, la guerra ha causato il logorio e, in alcuni casi, la distruzione delle infrastrutture di gestione dell’acqua, interrompendo l’approvvigionamento idrico di milioni di persone. Una circostanza che pesa, oggi, sulla salute delle comunità yemenite: i civili rischiano, sempre più, di contrarre malattie legate al cattivo utilizzo di acqua non sicura e vivono, ancora, lo spettro del colera. In più,  a cinque anni dall’inizio delle ostilità, 19,7 milioni di persone non hanno accesso a un’adeguata assistenza sanitaria, oltre al fatto che più della metà della popolazione sta vivendo una situazione di grave incertezza sul fronte alimentare.

I team di Azione contro la fame hanno constatato in particolare «una elevata mortalità tra i bambini sotto ai cinque anni. 7 milioni di persone, in Yemen, sono malnutrite; tra di loro due milioni di bambini, ovvero un bambino su cinque. Non sorprende, in questo scenario, che il Paese abbia dovuto affrontare la peggiore epidemia di colera che il mondo abbia conosciuto, con 1,7 milioni di persone colpite e quasi 3.500 morti dal 2016». In questa situazione, il crollo dei servizi idrici e igienico-sanitari ha indotto il Paese a dipendere dagli aiuti umanitari. 4 milioni di persone, oggi, fanno riferimento all’approvvigionamento idrico fornito dalle autocisterne. Azione contro la fame supporta dieci istituti sanitari con una serie di servizi che hanno a che fare anche con il trattamento della malnutrizione acuta grave e della malnutrizione acuta moderata. L’organizzazione distribuisce kit di igiene agli sfollati con un approccio integrato e inclusivo e gestisce programmi in diversi governatorati, a nord e a sud del Paese.

26 marzo 2020