Zuppi: la politica «ritrovi la sua “p” maiuscola»

L’arcivescovo di Bologna a Roma per la presentazione del libro di padre Occhetta. «Oggi si costruisce consenso con la pancia». L’autore: «Se la nostra coscienza non si risveglia, rischia di venire condotta»

La politica deve ritrovare la sua dimensione di «arte e professione» volta a «tutelare il bene comune», facendosi ambito «per il pensiero complesso, non per quello semplice e perciò unico; luogo del dialogo e del discernimento, non degli assoluti e della ricerca del nemico». È l’esortazione dell’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, intervenuto ieri sera , 4 febbraio, al centro culturale parrocchiale San Roberto Bellarmino, in occasione della presentazione del libro del gesuita padre Francesco Occhetta “Ricostruiamo la politica. Orientarsi nel tempo dei populismi”, edito da San Paolo.

«Se la politica non ritrova la “p” maiuscola – ha affermato Zuppi citando Papa Francesco -, allora resta minuscola e questo significa che a farla sono piccoli uomini e che ci si affida al pathos più che al  logos e alla ragione, accontentandosi delle apparenze senza sanare le radici. Oggi infatti si costruisce il consenso facendo leva sull’istinto, con la pancia: si accarezza molto la pancia ma c’è un livello molto basso in questo modo di fare politica». Ancora, il presule ha sostenuto con forza
come «populismo e sovranismo hanno insofferenza per i gruppi intermedi che sono, invece, la garanzia contro il totalitarismo: dire prima noi e poi quelli, prima i nostri e poi gli altri, manda indietro tutti mentre se dici prima gli altri, allora arrivano tutti». Nell’attuale delicata situazione, per Zuppi «la Chiesa ha il compito di ricordare che la politica è una cosa seria» e di proporre come antidoto al
populismo «l’umanesimo e l’umanitario, che non è sinonimo di buonismo o ingenuità» ma, piuttosto, «è agire come il samaritano della parabola: guardando cioè alla politica come risposta alle sofferenze» perché «nel pluralismo, la cura è l’unità da realizzare con serietà, sobrietà e coscienza, senza la quale non c’è discernimento e, quindi, capacità di scelta, né presa di posizioni e decisioni».

Ancora, guardando alle indicazioni già del Concilio Vaticano II, Zuppi ha sottolineato come «i cattolici sono chiamati a misurarsi con i problemi concreti ma guardandoli con un orizzonte largo, riconoscendo ciò che di vero, buono e giusto c’è nelle istituzioni». Per questo «i cattolici che fanno politica restino molto legati alla realtà – ha concluso l’arcivescovo -: è opportuno tanto più adesso che qualcuno si chiede se si rifarà il partito dei cattolici, e si sente rispondere sì e no, un po’ di qua un po’ di là. Di sicuro sono chiare le indicazioni del presidente della Cei e del titolo di Occhetta: dobbiamo ricostruire la politica perché qualcosa davvero non va, si è un poco rotta».

Anche per Sandra Sarti, presidente della Commissione nazionale per il diritto di asilo, «in un momento storico in cui vince chi convince, come cattolici e come cittadini siamo chiamati a contribuire alla vita della polis perché il voto non può essere una delega in bianco ma è un impegno».
Intervenendo in maniera specifica sul tema dell’immigrazione, rispetto al quale «sembra dominare una certa “solidarietà evaporata”», Sarti si è interrogata sul «perché si sia diffuso tra gli italiani un sentimento di paura e di risentimento che i media hanno cavalcato ed esaltato», constatando che «il nostro Paese deve tornare alla politica dei valori e dell’etica: manca una cultura della solidarietà sociale perché c’è un vuoto educativo e formativo in tal senso».

In conclusione, l’intervento dell’autore del libro. «Oggi la politica mi pare un gomitolo pieno di nodi – ha detto padre Occhetta -: ho cercato di scioglierli chiamandoli per nome perché la nostra libertà sta nel poter distinguere, praticando il discernimento, affinché sappiamo e possiamo scegliere: se non scegliamo, saremo scelti e se la nostra coscienza non si risveglia, rischia di venire condotta».

5 febbraio 2019