Abitare il web con passione e competenza
di Angelo Zema
Tre giornate di convegno, fino alla conclusione con il Papa, per un nuovo slancio a coloro che nella Chiesa operano nel mondo della comunicazione e della cultura. L’era di “Testimoni digitali”, l’appuntamento che a Roma ha riunito quasi 1.500 persone provenienti da tutta Italia, parte da una precisa presa di coscienza delle potenzialità e dei rischi dell’utilizzo delle nuove tecnologie e insieme dalla consapevolezza della bontà dell’impegno profuso in questi anni nella comunità ecclesiale italiana e della necessità di una strategia che punti ad usare al meglio le opportunità fornite dal mondo digitale.
Nella Rete, dove si intrecciano, si coltivano e si sviluppano nuove relazioni, siamo chiamati a offrire una testimonianza competente, credibile e coraggiosa che sappia dire Dio con i linguaggi dell’oggi, che sappia abitare in modo intelligente il territorio digitale. Le relazioni proposte e le esperienze presentate al convegno (reperibili on line sul sito www.testimonidigitali.it per chi non ha potuto partecipare alla tre giorni) hanno offerto spunti preziosi per le comunità già presenti su internet e per quelle che non hanno ancora intrapreso l’avventura della Rete.
Abbiamo apprezzato (e siamo chiamati a trasmettere) lo sguardo positivo sulle nuove tecnologie, che non vanno demonizzate ma possono rivelarsi strumenti utilissimi per l’evangelizzazione, il dialogo, la testimonianza verso i fratelli nella fede e verso coloro che ancora non conoscono Dio. Il Papa ha ribadito l’immagine della Rete come di un “Portico dei Gentili”, dove poter incontrare l’altro, anche lontano dalla visione cristiana della vita, nella consapevolezza di essere animati da una «sana passione per l’uomo».
Una scommessa impegnativa per le nostre comunità. Ma non si può rinunciare ad abitare un territorio sempre più popolato, soprattutto dai giovani che, secondo quanto ha rivelato la ricerca presentata al convegno, fanno delle nuove tecnologie un uso più consapevole di quanto si pensi. Si tratta di saper instaurare relazioni nel segno della carità evangelica in uno spazio che rappresenta ormai un vero e proprio ambiente culturale, non limitandosi a fornire informazioni, pur necessarie, sulle attività delle proprie comunità.
Si tratta di proporre volti e storie che raccontino nel concreto la speranza cristiana agli uomini e alle donne di oggi, frequentando con intelligenza i luoghi dell’oggi. Si tratta di investire sulla formazione di validi animatori della comunicazione e della cultura (che si affianchino agli altri collaboratori pastorali) – ed è quello che intendiamo continuare a fare a livello diocesano, con il supporto di altre realtà ecclesiali – e sulla formazione di educatori e genitori, che sono chiamati a conoscere le opportunità offerte dal “mare digitale”, come lo ha definito Benedetto XVI, per poter meglio rispondere alla sfida educativa nei confronti delle nuove generazioni.
Abbiamo parlato poco dei rischi del web non perché vadano sottaciuti, ma perché è ora di guardare con occhi nuovi allo scenario fatto di internet, cellulari, tv digitale e degli altri strumenti che la tecnologia mette a nostra disposizione. È uno scenario in cui inserirsi con responsabilità, prudenza e insieme audacia evangelica per diffondere la verità del Vangelo.
«La nostra forza – ci ha detto il Santo Padre a conclusione del convegno “Testimoni digitali” – sta nell’essere Chiesa, comunità credente, capace di testimoniare a tutti la perenne novità del Risorto, con una vita che fiorisce in pienezza nella misura in cui si apre, entra in relazione, si dona con gratuità».
26 aprile 2010