Battere l’evasione con le cooperative sociali
L’esempio di Fraternità a Ospitaletto, nel Bresciano, unica realtà della cooperazione in Italia autorizzata ad effettuare la riscossione dei tributi e a individuare chi non dichiara immobili al fisco. Una lezione dagli ultimi che cercano nel lavoro un riscatto di Fabio Salviato
Per immaginare un nuovo modello economico e finanziario, dobbiamo cominciare a costruire un’economia onesta. Ci troviamo in una fase in cui agenzie di rating private e quotate in borsa, dopo essersi permesse di “piazzare” sui mercati finanziari titoli tossici ed obbligazioni emesse da banche americane in difficoltà, con la tripla A, in questi giorni si precipitano a valutare al ribasso i titoli di Stato emessi da Stati dell’Unione Europea.
In questa fase non emerge in maniera decisa una volontà politica di definire regole nuove per i mercati finanziari, mentre dovremmo affidarci a proposte concrete, che funzionino, che siano frutto di intuizioni partite dal mondo della società civile, e che potrebbero rappresentare una soluzione interessante come la seguente, che propongo al nostro presidente del Consiglio, e alle autorità competenti.
Una cooperativa sociale può battere l’evasione fiscale. A Ospitaletto, in provincia di Brescia, c’è la Cooperativa Fraternità. La sede centrale si trova in una cascina ristrutturata, il fatturato è di circa 42 milioni di Euro. Cooperativa Fraternità è l’unica cooperativa sociale in Italia autorizzata ad effettuare la riscossione dei tributi per conto dei Comuni, ma anche di individuare aree di evasioni nel settore degli immobili non dichiarati.
La cooperativa ha realizzato accordi con 155 Comuni e molto probabilmente fra pochi mesi anche il Comune di Brescia si convenzionerà con la Cooperativa Fraternità. In questi ultimi anni la cooperativa è riuscita a far emergere redditi non dichiarati per qualche centinaio di milioni di Euro. Tutto viene realizzato attraverso l’incrocio di banche dati messe a disposizione dai Comuni convenzionati.
Immaginiamo il nostro Paese, che ha un’evasione che supera abbondantemente i 230 miliari di Euro, e cosa potrebbe succedere se una trentina di cooperative sociali adeguatamente formate, sparse sul nostro territorio, potessero operare come Cooperativa Fraternità. L’amministratore delegato della cooperativa Fraternità, Luigi Chiari, davanti ad un piatto di spaghetti mi confidava nei mesi scorsi il suo sogno: che tutti i Comuni italiani potessero utilizzare le cooperative sociali per effettuare un lavoro che comprende anche il recupero dell’evasione fiscale.
Mentre mi raccontava questo suo sogno immaginavo tutte le persone diversamente abili che lavorano nella cooperativa e che avevo appena incontrato, e mi veniva in mente un’immagine singolare. Per risolvere i problemi concreti di questa nostra società malata (creazione di nuova occupazione, evasione fiscale, ecc…) ancora una volta una lezione ci arriva dagli ultimi, da portatori di handicap, da ex carcerati che ritrovano anche nel lavoro un riscatto. Forse per definire queste nuove regole non bastano solamente i professori universitari, ma servirebbero anche l’esperienza e le proposte maturate e sviluppatesi nel mondo del non profit e della società civile.
Come la proposta dell’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie (la cosiddetta Tobin Tax), che 10 anni fa sembrava una proposta “fantasiosa”, avanzata soprattutto da Ong ed associazioni di volontariato, insomma: dal basso. Ora Angela Merkel e Nicolas Sarkozy sono pronti a proporla, almeno per le transazioni finanziarie che si effettueranno in Europa. Sono sempre più le proposte, le iniziative di questo tipo, che cominciano ad essere prese in considerazione da istituzioni e rappresentanti politici. Ma serve uno sforzo complessivo di tutta la società civile per contribuire velocemente al cambiamento necessario della nostra società.
Oggi soffermiamoci sulla Cooperativa Fraternità, che meriterebbe per la sua opera un premio Nobel! Chi l’avrebbe mai detto? Un gruppo di cooperatori cocciuti e testardi, capitanati da Luigi Chiari, un cooperatore che ha la solidarietà nel sangue, rappresentano un esempio chiaro e concreto. Auguri, dunque! E che le nostre proposte possano trovare interlocutori credibili, capaci di poterle concretizzare e diffondere ad un pubblico sempre più largo.
17 gennaio 2012