Costruire reti di solidarietà familiare, contro il disagio e la vulnerabilità

Presentato il progetto di Azione cattolica e Caritas “Andare verso le periferie”. L’obiettivo: creare relazioni intorno alle piccole o grandi ferite che la vita produce. Coniugando educazione e azione di Federica Cifelli

Coniugare la finalità educativa al livello dell’azione, per creare nuove reti di solidarietà familiare. A partire dalla vita quotidiana, con le sue criticità e le piccole o grandi “ferite” che può aprire. Questo l’obiettivo del nuovo progetto targato Azione cattolica e Caritas di Roma “Andare verso le periferie”, presentato ieri, domenica 20 ottobre, agli adulti dell’associazione nella parrocchia di San Giuseppe Artigiano. Non una proposta nuova, da aggiungere alle altre, ma un modo nuovo di intendere quegli “esercizi di laicità” che il cammino formativo dell’Ac propone agli adulti, integrando le proposte già esistenti per costruire e valorizzare un tessuto di relazioni che coinvolga anzitutto le famiglie.

«Nei nostri percorsi incontriamo spesso situazioni difficile: genitori che perdono il lavoro, anziani che si scoprono soli e poveri, famiglie che vedono crescere le loro spese e non riescono a mantenere in equilibrio il loro budget – dichiara il vice presidente diocesano degli Adulti Andrea Casavecchia -. Tante situazioni di fragilità che non possono non chiamarci in causa». È nata da qui l’idea di cominciare a sperimentare, in collaborazione con la Caritas diocesana, in alcune parrocchie pilota un progetto che rimetta al centro luoghi ed esperienze che persone e famiglie vivono, valorizzando al contempo tutte le occasioni di incontro e formazione offerte dall’associazione, dalla Caritas e dalle parrocchie.

Il primo risultato: uno strumento di lavoro, disponibile a breve anche su www.acroma.it, che prende il via da alcune questioni di fondo che possano favorire la costruzione di queste reti di prossimità, dalle condizioni di vulnerabilità economica all’esigenza di nuovi e diversi stili di vita (sobrietà, dono). L’idea di fondo, però, è quella di uscire dalla logica dell’incontro di approfondimento per farsi promotori di iniziative ed esperienze concrete, «che nascano di volta in volta dall’ascolto dei bisogni del proprio territorio, della propria comunità», chiarisce Fabio Vando, il responsabile Caritas che ha interagito con l’Ac nell’elaborazione del progetto.

Giornate dedicate allo scambio di beni, che possono diventare preziose occasioni di incontro e conoscenza, creazione di biblioteche o momenti organizzati di scambio di libri su tematiche “utili”, dalla spiritualità all’educazione alla genitorialità. Ancora, attività di sostegno e accompagnamento delle famiglie in situazione di vulnerabilità, attività di dopo scuola e di sostegno scolastico, organizzazione di momenti ricreativi finalizzati all’educazione ambientale e al consumo responsabile. Sono solo alcune delle proposte lanciate alle associazioni parrocchiali. Insieme a cinque parole chiave consegnate come bussola per il cammino: dono, sobrietà, vulnerabilità economica, reti di prossimità, responsabilità delle famiglie. In fondo, spiegano i curatori dello strumento di lavoro, «l’idea è sperimentare un modo “nuovo” di fare pastorale, formando e informando a uno stile di vita sobrio, che si traduca in azioni concrete». Perché nessuno resti solo ad affrontare il disagio, economico e non solo. Magari «niente di diverso da quello che già si fa in tante parrocchie, così come nelle famiglie – chiosa Vando -, solo con un livello di consapevolezza maggiore».

21 ottobre 2013

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