Da Loreto a Sidney
Un bilancio della partecipazione all’“Agorà dei giovani” verso la Giornata mondiale della gioventù del 2008 di Claudio Tanturri
«Dobbiamo avere coraggio e andare avanti» è il viatico che Benedetto XVI ha consegnato ai giovani sabato notte nella piana di Montorso (Loreto), in occasione dell’importante appuntamento che ha ufficialmente concluso il primo dei tre anni previsti per l’«Agorà dei giovani italiani», organizzata dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei. «Vi incoraggio e vi invito ad avere fiducia in Dio», ha detto il Papa ai 400mila della spianata, perché «nonostante le situazioni di precarietà e marginalità, c’è speranza anche oggi». Infatti «ognuno di noi è conosciuto e voluto da Dio e per ognuno Dio ha un suo progetto», che «dobbiamo scoprire e al quale dobbiamo corrispondere». «Impariamo da Maria – ha aggiunto – a dire il nostro “sì”, perché Lei sa veramente cosa significhi rispondere generosamente alle richieste del Signore».
Il messaggio del Pontefice, come racconta il direttore del Servizio diocesano per la pastorale giovanile, monsignor Mauro Parmeggiani, «è andato dritto al cuore delle problematiche sollevate dai giovani nelle domande poste all’inizio della veglia». Parole, aggiunge il sacerdote, «in cui il Santo Padre ha consolato i ragazzi, invitandoli però anche a coltivare la “grande sete che ci parla di Dio e ci mette in cammino verso di Lui”. Per fare ciò, viste le tante difficoltà in cui i giovani spesso rischiano di rimanere intrappolati, come il relativismo o l’indifferenza, ci ha suggerito di aiutarci reciprocamente». Partendo da “luoghi” quali «la famiglia, spesso “frantumata e in pericolo”, la parrocchia, “cellula vivente della Chiesa”, l’amicizia, che “crea una compagnia di persone in cammino”».
L’adesione dei ragazzi a Loreto è stata superiore alle aspettative tanto da rendere necessario l’ampliamento dell’area destinata ai pellegrini, un luogo che Benedetto XVI ha definito «la vostra “agorà”, la vostra piazza senza mura e senza barriere, dove mille strade convergono e si dipartono» e nel quale «in passato anche il mio amato predecessore Giovanni Paolo II ha incontrato molti di voi». Ora, spiega monsignor Parmeggiani, «spetterà ai ragazzi, in quest’anno che dedicheremo proprio alla testimonianza, annunciare agli altri l’intimità con il Signore sperimentata qui, nella Casa di Nazareth, per far sì che i tanti che incontreremo in questa sorta di “agorà” cittadina, nella dimensione dell’annuncio missionario e vocazionale, vogliano tornare con noi proprio in questa Casa per vivere in prima persona quanto loro raccontato. Il tutto con l’ausilio dello Spirito Santo, al centro del messaggio per la prossima Giornata mondiale della gioventù».
Ma in questa importante missione i ragazzi saranno supportati anche dalla preghiera delle circa cinquecento suore di clausura presenti nei trenta monasteri della capitale, alle quali in questi giorni sono stati recapitati i tantissimi bigliettini con le intenzioni dei giovani che nella notte tra l’1 e il 2 settembre sono entrati nella “tenda” dell’adorazione eucaristica per mettere di fronte a Gesù Eucaristia le proprie incertezze e i propri desideri. L’animazione di questa «Fontana» era stata affidata alla diocesi di Roma, e in particolare modo ai giovani di Sant’Agnese in Agone che, forti dell’esperienza di preghiera adorante portata avanti ogni giovedì sera nella chiesa di piazza Navona, hanno dato il proprio contributo esperienziale ai giovani che si avvicinavano per la prima volta a questa forma di preghiera silenziosa. E viste le tante richieste arrivate loro nella sera di sabato, come racconta monsignor Parmeggiani, «abbiamo dovuto aprire la tenda un’ora prima del previsto (alle 22), chiudendola solo a pochi minuti dall’inizio della Messa, presieduta dal Santo Padre nella spianata il mattino successivo».
Una celebrazione in cui la voce del Santo Padre è risuonata forte negli animi dei ragazzi da lui invitati ad andare «controcorrente», non seguendo «la via dell’orgoglio, bensì quella dell’umiltà»: «Non ascoltate – ha detto Benedetto XVI – le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo a ogni costo, all’apparire e all’avere a scapito dell’essere». E subito dopo, di nuovo, l’invito ad avere «coraggio». Un coraggio tutto speciale perché rappresentato dall’«umiltà», «il risultato della vittoria dell’amore sull’egoismo e della Grazia sul peccato». A conclusione di quello che lo stesso Benedetto XVI ha definito uno «stupendo incontro», dunque, la richiesta di «guardare già al grande appuntamento della Giornata mondiale della gioventù, che si terrà nel luglio dell’anno prossimo a Sidney». Nonostante, come già aveva detto sabato sera durante la veglia, «l’Australia sia per i giovani italiani letteralmente all’altro capo del mondo… Preghiamo perché il Signore che compie ogni prodigio ci conceda di esserci». Un «sogno», quest’ultimo, che il Papa e i giovani hanno affidato insieme a Maria.
7 settembre 2007