Depressione, ne soffre il 15% degli italiani

Profonda stanchezza e tristezza, perdita di speranza verso il mondo e il futuro: sintomi più frequenti tra i 25 e i 45 anni, soprattutto tra le donne. Fondamentale l’aiuto di un professionista di Angela Dassisti

La depressione è una sindrome caratterizzata dalla presenza di un’emozione a connotazione negativa come la tristezza; ma soffrire di depressione equivale a sentirsi tristi? Nella vita può capitare di avvertire una profonda angoscia, di sentirsi di cattivo umore ed avere un atteggiamento pessimistico verso se stessi e verso il mondo, eppure subito dopo ogni individuo riesce a superare quel momento di sconforto vivendo una esistenza serena e talvolta densa di eventi positivi.

Il 15% della popolazione italiana soffre di disturbi depressivi, che sembrano verificarsi con maggiore frequenza nella fascia di età compresa tra i 25 ed i 45 anni, colpendo in particolare le donne. Le cause sono ascrivibili a diverse componenti, tra cui la predisposizione genetica, possibili alterazioni biochimiche a carico del sistema nervoso e naturalmente fattori psicologici.

Il disturbo è generalmente caratterizzato da umore depresso, inteso come triste, irritabile e disperato; perdita di interesse verso attività precedentemente stimolanti, eccessiva affaticabilità fisica e mentale, variazioni di peso, disturbi del sonno, sentimenti di auto-svalutazione. L’elemento distintivo del disturbo da un umore triste passeggero è rappresentato dalla persistenza nel tempo di una sintomatologia depressiva di profonda tristezza, che incide negativamente sullo svolgimento di attività quotidiane sia lavorative che sociali.

La persona depressa si contraddistingue per la perdita di speranza nei confronti di se stessa, del mondo e del futuro. I sintomi possono presentarsi all’improvviso, talvolta per un evento luttuoso, traumatico o peggiorare un quadro clinico tendente ad una sintomatologia depressiva; si possono verificare per periodi transitori o brevi, ma anche prolungarsi per diverso tempo. Viene descritta la presenza di umore depresso anche nell’alternarsi delle stagioni o in seguito al parto nelle donne.

La persona si sente provata dalla stanchezza e tende a ridurre le attività che normalmente conduce nella quotidianità, con l’obiettivo di provare meno fatica. Il minore dinamismo, tuttavia, nel tentativo di trovare soluzione alla spossatezza, risulta controproducente, poiché genera maggiore debolezza. Gli individui tendono ad essere meno attenti, hanno difficoltà a concentrarsi e spesso si isolano, percependo un senso di inutilità ed inadeguatezza. Non riescono a mantenere buoni e stabili rapporti sociali, vedendo gli altri come più felici di sé ed incapaci di comprendere e dare aiuto.

Le persone depresse per di più hanno le tendenza a stabilire punti di riferimento piuttosto elevati, richiedendo uno sforzo eccessivo rispetto alle loro possibilità, sperimentando spesso il fallimento a conferma della propria inadeguatezza.

Cosa fare? L’aiuto di un professionista è fondamentale nel fornire le giuste chiavi di lettura del disturbo alla persona che ne soffre, oltreché offrirgli delle alternative comportamentali al fine di spezzare il meccanismo di mantenimento dell’inattività e del ritiro sociale. In alcuni casi, tuttavia, non è sufficiente ed il lavoro psicologico necessita di una regolazione neurochimica indotta attraverso il farmaco, anche perché la depressione è soggetta a ricorrenza.

La mancanza di interessi, la perdita della percezione del proprio valore, confermata dai continui fallimenti, sembrano alimentare una spirale negativa che l’individuo può e deve rompere; l’alternativa non ha speranza e non garantisce un futuro.

8 marzo 2012

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