Ermanno Carlà dei Negramaro, «Una storia semplice»

Doppia data romana per la band salentina, il 30 novembre e il 1 dicembre saranno in concerto al Palalottomatica. Il bassista del gruppo: «saremo concentrati sulle canzoni, non mancheranno le sorprese» di Concita De Simone

Dopo il grande exploit allo Stadio Olimpico dello scorso 16 luglio, i Negramaro tornano a conquistare Roma con l’ennesimo concerto “sold out” e alla data del 30 novembre al Palalottomatica aggiungono quella del giorno successivo. Il sestetto composto da Giuliano Sangiorgi, Andrea Mariano, Emanuele Spedicato, Ermanno Carlà, Danilo Tasco ed Andrea De Rocco sarà in tour dal prossimo 16 novembre per 13 date nei palasport italiani.

Al tour, prodotto da Live Nation, hanno dedicato anche un apposito sito, http://dalvivo.negramaro.com che lascia spazio ai numerosi fan che possono inviare le proprie foto con l’hashtag #unastoriasemplicetour. Il sito si apre con un’esibizione acustica di Giuliano Sangiorgi, voce, piano e chitarre del gruppo di Lecce, ormai stimatissimo autore anche per altri illustri colleghi, ultimo in ordine cronologico Adriano Celentano, per il quale ha scritto il nuovo singolo “Io Non Ricordo (Da quel giorno tu)” eseguito poi dai Negramaro al completo, che compaiono anche nel video del molleggiato.
Un talento e un carisma che Giuliano ha spesso fatto apprezzare anche fuori dai Negramaro, senza però scalfire il successo della band nel suo insieme, in un crescendo di consensi di pubblico e critica che li ha portati ad essere protagonisti indiscussi della scena musicale italiana. Dieci anni di carriera, 6 album di inediti, 2 in edizione speciale e 2 live, nel tour partono dalle canzoni di “Una storia semplice”, pubblicato ormai un anno fa, che raccoglie 24 successi e 6 inediti. Ce ne parla il bassista Ermanno Carlà (nella foto), durante una pausa delle prove, momento in cui, come ci racconterà, si divertono a improvvisare come quando erano a suonare in cantina dieci anni addietro.

Partiamo da te: il bassista dà il ritmo e nelle vostre composizioni il mix tra testi emozionanti e musica fa sì che le canzoni rimangano subito impresse. Avete un metodo?
Più che altro abbiamo consapevolezza di un “non metodo”. All’inizio forse ce lo avevamo di più. Avevamo i nostri pezzi, suonavamo e assorbivano le cose che sentivamo. Con l’esperienza poi, ti rendi conto che è importante lasciarsi influenzare dall’ispirazione più che concentrarsi sul proprio talento. Il fatto di essere un gruppo ci aiuta a confrontarci. Conosciamo i nostri difetti e ci capiamo al volo quando ci viene l’ispirazione del momento.

Un album che raccoglie successi è sempre un’occasione anche per fare bilanci. Vi fermate mai a pensare al vostro percorso?
La musica ci aiuta a risalire alle cose fatte. “Una storia semplice” è un punto un po’ di arrivo, un po’ di partenza. Ci serviva per osservare il percorso fatto senza rendercene conto. E sicuramente sarà utile per il prossimo lavoro, che rispecchierà la riflessione fatta. In questi anni non ci siamo mai fermati, e se non fossimo un gruppo, ci saremmo persi, inevitabilmente, dei passaggi, dei ricordi. Invece ognuno ricorda qualcosa. È un po’ come fare una terapia di gruppo.

Chi dovete ringraziare per la vostra “storia semplice”?
Penso ai nostri genitori, che hanno sempre creduto in noi prima di chiunque altro. Eravamo dei “ragazzacci”, siamo partiti senza certezze, giravamo con i furgoni per andare a fare i concerti e all’inizio abbiamo dato tanti pensieri ai nostri genitori. Poi diciamo grazie a ciascuno di noi. Siamo una grande famiglia e questo è il nostro più grande patrimonio che per fortuna riusciamo ad apprezzare. Non ci sono legami contrattuali o di parentela tra noi e non è neanche la musica che ci unisce, ma prima di tutto l’amicizia. Ci capita di stare insieme tutti i giorni tutto il giorno per due mesi consecutivi, poi magari una lunga pausa, come dopo i concerti di San Siro e all’Olimpico, che sono stati un vero e proprio schock emotivo, dopo il quale abbiamo avuto la necessità di ridimensionarci, di fare cose normali. Siamo molto uniti anche grazie alle nostre origini non dico solo salentine, ma meridionali. Ho l’impressione che al sud si sappiano apprezzare meglio certi valori.

Qual è il segreto per far durare carriera e amicizia?
Si dice che sia meglio non mischiare amore e lavoro, così come amicizia e lavoro. Sono due cose che vanno bilanciate. Noi, beh, ci sentiamo un po’ un’eccezione. Ci diamo la possibilità di sbagliare, non siamo illusi di essere chissà chi. Bisogna avere cura di nutrire il legame che si vuole far durare, ogni giorno, come si fa con le piante.

Nei talent in tv le band faticano ad emergere, perché secondo te?
Purtroppo il limite dei programmi in tv è che sono basati sulla riuscita di un pacchetto, non viene valorizzato veramente il percorso educativo necessario. In teoria agli artisti viene data l’opportunità di emergere da chi presume di generare un nuovo talento, ma in realtà è l’artista che suggerisce il suo talento. Tutto però avviene in poco tempo, ti giochi tutto in una serata. E si finisce con il fornire acqua invece che vino. Si perde di vista il prima e il dopo. Per vedere musica fatta bene in tv, bisognerebbe andare dove c’è musica autentica, magari per la strada. Come Negramaro ci siamo imposti di dare sempre musica di qualità. Quando mi metto a creare qualcosa, penso a quei 15mila amici che mi aspettano per farmi la festa nei palazzetti. Mi esalta sapere che ci sono così tanti fans. E mi spinge a impegnarmi sempre.

Come sarà il nuovo tour?
Andremo al sodo. Bisogna gestire sempre bene il frastuono che si crea nei palazzetti. Perciò, saremo concentrati sulle canzoni. Ci sarà la struttura di base dei due concerti che abbiamo fatto negli stadi, ma non mancheranno le sorprese, anche perché siamo i primi ad apprezzarle.

8 novembre 2013

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