I romani a Sanremo

Dalle vecchie glorie alle nuove proposte, un’ampia espressione della scena musicale attuale al festival della canzone italianadi Concita De Simone

L’anno scorso si era parlato di una vera e propria “invasione”. Quest’anno il fenomeno non ha la stesso eco, ma è comunque evidente: Roma continua a cullare talenti musicali e, tra vecchie glorie e nuove scoperte, tra quelli veraci e quelli d’adozione, gli artisti romani che arrivano a partecipare al Festival di Sanremo sono sempre tanti. E sono, soprattutto, un’ampia e variegata espressione di quello che si può ascoltare nella capitale.

Tra le vecchie glorie, guadagna il primo posto – ma solo per motivi cronologici – Little Tony, nato a Tivoli nel1941, ciuffo, ancora oggi alla Elvis Presley, animo rockettaro americano da una parte e goliardico romano dall’altra. Ha scoperto la sua vocazione canora in un ristorante di Grottaferrata, una sera del 1956, improvvisando per una comitiva di turisti americani. In gara con “Non finisce qui”, commuove per la grinta che sa tirare fuori da oltre 50 anni. Al secondo posto, Amedeo Minghi, romano del Trionfale, classe 1947, di cui ci siamo occupati recentemente in occasione della festa per i suoi 40 anni di carriera. “Cammina, cammina”, sul palco dell’Ariston, sempre con eleganza e sobrietà, Minghi non ha mai palesemente rivelato la sua romanità, ma è legato visceralmente alla Città Eterna. Poi c’è Michele Zarrillo, natio della periferia romana, classe 1957, insospettabili esordi in un gruppo rock progressive, con cui partecipò allo storico raduno rock capitolino di Villa Pamphili nella primavera del 1972. Deve però il suo successo ai brani intimisti e poetici, come “L’ultimo film insieme” con cui concorre al suo 11° Festival di Sanremo.

Tra i big “romani de Roma”, anche i Tiromancino, con la canzone “Il rubacuori”, di cui si è tanto discusso per via del tema trattato: i licenziamenti e la crisi della discografia. Fondati e capitanati da Federico Zampaglione, 40enne romano con una lunga gavetta negli anni Novanta nei locali capitolini come “Il Locale” di vicolo del Fico, dove è cresciuto artisticamente anche Max Gazzé, che a Sanremo canta “Il solito sesso”. Nato a roma nel 1967, Gazzè trascorre la sua giovinezza anche musicale, prima a Bruxelles poi nel sud della Francia. Rientrato a Roma nel 1991, si inserisce subito nella “scuola romana” cresciuta negli anni Novanta, frequentando tra gli altri, Alex Britti, Niccolò Fabi e Daniele Silvestri. Nella serata dei duetti, ha portato con sé sul palco altre due romane doc: Paola Turci e Marina Rei.

Il più giovane e verace, è Fabrizio Moro, classe 1975, al Festival con “Eppure mi hai cambiato la vita” dopo aver trionfato lo scorso anno nella categoria “Giovani”. Autodidatta, per anni si esibisce live con numerose giovani band in locali e pub, presentando un repertorio rock-pop insieme a brani dei Doors, Guns’n’Roses e U2. Cresciuto in periferia, rimane un artista umile e determinato.

Tra i romani d’adozione, due calabresi: Loredana Bertè e Sergio Cammariere. Natali a Bagnara Calabra (RC), la Bertè si trasferisce a Roma negli anni Sessanta, dove frequenta il mitico “Piper”, il locale di chi voleva sfondare in quel periodo. C’erano Patty Pravo, Caterina Caselli, Mita Medici, la stessa sorella Mimì, e un tale Renato Fiacchini, ovvero Renato Zero, con cui diventeranno grandi amici. Purtroppo la sua canzone “Musica e parole” è stata esclusa dalla gara perché già edita. La Bertè, sempre ironicamente eccessiva e controcorrente, ha già cominciato la sua protesta. Di tutt’altro temperamento Sergio Cammariere, pianista e interprete coinvolgente, nato a Crotone nel 1960, lontano cugino di Rino Gaetano. Dopo una partecipazione al Premio Tenco del 1997, deve il suo successo al suo esordio sanremese nel 2003, ma in realtà nella capitale, dove si era trasferito fin da giovane per fare il musicista, il suo nome girava già da diversi anni nei vari jazz club. Per lui “L’amore non si spiega”, ma la sua classe e la sua raffinatezza sì.

Un’altra romana d’adozione è Anna Tatangelo, nata a Sora (Fr) nel 1987, nonostante la sua giovane età, con la canzone “Il mio amico” è già al suo 5° Sanremo. A 15 anni vince nella categoria “Giovani” e da lì a poco smetterà subito – forse troppo presto- i panni della ragazzina di provincia per assumere quell’aria “da grande” che l’ha trasformata in un’artista navigata.

Nella categoria “Giovani” dell’edizione 2008 invece, tra i romani troviamo il più giovane in gara, Jacopo Troiani, 16 anni, classe 1991, che frequenta il 3° anno di Liceo Scientifico e ha già vinto il Festival di Castrocaro Terme nel 2006. Si è laureato invece nel 2004 all’Università “La Sapienza” di Roma in “Lettere e Filosofia”, con 110 e Lode, Valerio Sanzotta, romano, classe 1979. Animo sensibile, cresciuto artisticamente a Testaccio, presso il Centro Culturale “Palomar”. Arrivano dalla capitale anche i cinque componenti de La Scelta, figli legittimi della scena New Rock che invade la Capitale da oltre un decennio.

29 febbraio 2008

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