“Il momento perfetto” di Andrea Nardinocchi
Bolognese, classe ’86, il cantautore che si è esibito tra i giovani all’ultimo Festival di Sanremo canterà all’Auditorium Parco della Musica per la rassegna Generazione XL di Concita De Simone
Quando si deve presentare un personaggio musicale nuovo, si cercano paragoni con altri già affermati per rendere l’idea. Non con Andrea Nardinocchi, bolognese, classe 1986, visto in gara tra i giovani alla 63° edizione del Festival della canzone italiana dove ha presentato il brano “Storia Impossibile” che ha anticipato l’uscita del suo disco di debutto “Il Momento perfetto” pubblicato lo scorso febbraio su etichetta Giada Mesi/EMI Music Italy.
Capace di miscelare soul, elettronica e un pizzico di melodia italiana, Nardinocchi riesce a mixare portando nel panorama musicale qualcosa di nuovo, qualcosa che lo ha già fatto definire dai principali critici «il nuovo volto della musica italiana». Non suonando nessuno strumento in particolare, Andrea ha imparato a usare la tecnica del beatbox (ovvero la produzione di suoni ritmici con la bocca), la loopstation (strumento elettronico che permette di registrare, mettere in loop e riprodurre vari tipi di suoni), il launchpad e l’auto campionamento vocale. Per questo le sue canzoni hanno suono così nuovo rispetto al nostro repertorio più tradizionale.
Si esibirà dal vivo a Roma all’Auditorium Parco della Musica venerdì 24 maggio per la rassegna Generazione XL e in quell’occasione si potranno ascoltare le canzoni de “Il momento perfetto”. Nell’album, oltre a “Storia impossibile” e al singolo “Un posto per me” (con cui Andrea si è fatto conoscere in questi mesi da pubblico e critica riscuotendo ampi consensi), trovano posto altre 10 canzoni inedite (14 nella versione in esclusiva per iTunes) firmate dallo stesso Andrea (testo e musica).
Hanno partecipato al disco anche due dei migliori esponenti del mondo hip hop italiano: Marracash (con cui Andrea duetta nel brano “Tu Sei Pazzo”) e Danti dei Two Fingerz (nel brano “Le pareti”). La produzione è stata curata dallo stesso Andrea Nardinocchi affiancato in alcuni brani da Michele Canova (produttore di artisti del calibro di Tiziano Ferro, Jovanotti e Giorgia).
Andrea, dunque, è molto fiero del suo lavoro, come ci racconta lui stesso nell’intervista che ha rilasciato a Romasette.it.
Per aspettare il “momento perfetto” ci vuole molta pazienza. Quando e come hai capito che era arrivato quello giusto per lanciarti nel panorama musicale, in un periodo non facile per il mondo discografico?
Ci sono stati vari momenti. Uno, quello principale, è stato quando mi sono reso conto che se volevo fare musica dovevo dire qualcosa di nuovo, avere un mio progetto. Avevo in testa un paio di canzoni, prima fra tutte “Un posto per me”. Tutto il resto è venuto da sé in due anni e mezzo, quindi c’è stata una fase di maturazione, in cui ho cercato qualcosa che legasse quello che avevo dentro per trasformarlo in canzoni. La storia del disco è fatta di pazienza, del saper aspettare. Non pensavo ci sarei riuscito, perché non è una virtù che mi appartiene. E invece…
Coraggioso anche nell’autoproduzione di un album intero, senza testare il mercato prima con un EP in versione ridotta…
All’inizio non c’erano tanti pezzi da poterne fare un disco. Ma dopo la risposta al primo pezzo, mi sono entusiasmato. Nel frattempo ne avevo scritti altri, e non ho voluto aspettare che si accumulassero idee che poi magari diventavano vecchie.
Hai studiato jazz, non suoni strumenti ma ti avvali della tecnologia per comporre musica. Dove hai imparato?
Qui sono autodidatta. Oggi, per chi fa musica, è necessario passare dal computer, non si registra più su nastro. Bisogna conoscere software e programmi di editing adatti. Ho imparato pian piano, come si imparano tutte le cose.
Una curiosità: a 18 anni eri uno dei protagonisti del “freestyle basket” italiano. C’è un nesso tra questa disciplina e la tua musica?
La relazione è l’espressione. Ho iniziato freestyle perché volevo un modo per esprimermi artisticamente oltre che giocare. E la musica, poi, mi offre illimitate possibilità. Avevo una voglia di creare che è comune a molte persone. Poi, ognuno sceglie quella che fa per sé.
Nel brano “Un posto per me” invochi una sistemazione nel mondo. L’hai trovata?
Non so se l’ho trovata. La musica, per il momento, è il posto che cercavo. Questo è il mio pezzo più vecchio, ma credo che abbia avuto tanti consensi perché chi ascolta si può immedesimare. Il desiderio di trovare il posto giusto non è solo giovanile. Ci sono anche tanti adulti che non l’hanno ancora trovato.
Ne “Le pareti”, di cui circola da qualche giorno il video su Youtube, ammiri il coraggio di un tuo amico sempre disposto a partire, a lasciare situazione di sicurezza per l’incerto.
Mi affascina l’idea di avere il coraggio di prendere e andare via, inseguendo i propri sogni. Anch’io ho la fortuna di poter fare quello che sento, quello che desidero. Ma non mi è mai piaciuta l’idea di lasciare quello che avevo e ho deciso di impegnarmi nel posto in cui stavo.
“Non mi lascio ascoltare” è dedicata alla tua magrezza. Come mai un canzone su questo argomento?
È lo sfogo di una cosa che avevo dentro. Tendo a scrivere cose molto personali, autobiografiche. Sto facendo un percorso per accettare la mia magrezza: sono così per costituzione, la gente mi invidia ma io ne ho sofferto.
“Come stai” invece è dedicata a tuo padre, per dirgli il tuo affetto. Perché una canzone può riuscirci e tu, di persona, no?
Mi è sempre risultato difficile manifestare apertamente i miei sentimenti. Poi, più cresci e più è difficile. Ma credo che qui racconto una cosa comune a molti. Comunque mio padre ha apprezzato molto la canzone.
Al concerto di Roma sarai sul palco con Giuliano Sangiorgi. Cosa proporrai?
Sono in studio a lavorarci. Ho delle idee, ma non so ancora bene come e cosa farò. Ci saranno i brani dell’album e delle cose particolari e inedite. Dal vivo canto, suono, campiono musica, controllo l’audio. Sono un tuttofare con l’aiuto della tecnologia. Interagirò con Giuliano, ma non posso ancora svelare niente su questo.
17 maggio 2013