Monsignor Zagotto: i miei ricordi di Paolo VI

La testimonianza dell’assistente diocesano Usmi sul Papa che sarà beatificato il prossimo 19 ottobre: «Era una persona di altissima cultura; restano memorabili alcune sue omelie» di Giulia Rocchi

«Per me che l’ho conosciuto e sono stato testimone del suo tempo, posso dire che Paolo VI, per certi aspetti, aveva un’impronta quasi severa, ma non era né triste né mesto, come a volte veniva definito. Amava molto la musica, soprattutto Mozart. Era una persona di altissima cultura, usava un linguaggio anche letterariamente molto alto, tanto che restano memorabili alcune sue omelie, come quella pronunciata sul Calvario in cui disse: “Siamo tornati sul luogo del delitto”». Monsignor Natalino Zagotto, assistente diocesano dell’Usmi, è un po’ la memoria storica della Chiesa di Roma. Ha conosciuto da vicino tutti i Papi dell’ultimo scorcio di secolo, tra cui Giovanni Battista Montini, che sarà proclamato beato il prossimo 19 ottobre.

«I primi contatti con lui li ho avuti quando era ancora arcivescovo di Milano – racconta -. Una volta lo incontrai quando andai a salutare il mio amico monsignor Macchi, il suo segretario». Poi don Natalino, giovane sacerdote, viene inviato a Roma come viceparroco della comunità dei Santi Marcellino e Pietro al Laterano. «Nel giugno del 1963 – ricorda monsignor Zagotto – ero in Vaticano tra i sacerdoti che parteciparono all’apertura del Conclave. Mentre passava la processione di cardinali diretti alla Sistina, mi avvicinai al cardinale Traglia per fargli gli auguri di onomastico per l’imminente festa di san Luigi. Lui sorrise e mi rispose, indicando Montini: “Gli auguri devi farli a lui!”». L’elezione a successore di Pietro del cardinale bresciano era nell’aria. Presto, infatti, arriva la storica fumata bianca, il 21 giugno 1963. Un evento al quale assiste tra la folla monsignor Zagotto, presente, tra l’altro, a tutte le proclamazioni degli ultimi pontefici. «Era una giornata molto calda – rievoca – e io ero andato in Vicariato, che all’epoca stava in piazza San Callisto, perché dovevo parlare con altri preti di alcune questioni. Mentre ero lì apprendemmo che c’era stata la fumata bianca, così ci mettemmo in cammino di buon passo verso il Vaticano. Con me c’erano don Paolo Gillet, don Luigi Di Liegro e don Claudio Bucciarelli, che era assistente del Csi. Lungo la strada lui disse: “Sicuramente sarà Montini e si chiamerà Paolo”. Aveva ragione!».

Le strade del giovane don Natalino e del Papa si incrociano di nuovo l’anno successivo, nel gennaio del 1964, quando Montini rientra a Roma dopo il viaggio in Terra Santa. «La diocesi si era mobilitata per accoglierlo – racconta -. Le strade per le quali doveva passare Paolo VI erano illuminate e gremite da una folla immensa. Quando passò davanti ai Santi Marcellino e Pietro si fermò e ci benedisse». Qualche anno dopo, con la Quaresima, arriva il tradizionale incontro del Santo Padre con i preti della diocesi. «Come ho già detto, all’epoca io ero viceparroco, e dovevo occuparmi di diverse cose mentre il parroco partecipava all’incontro in San Giovanni in Laterano», spiega monsignor Zagotto. Eppure, verso le 11, sbrigate le incombenze, don Natalino lascia la parrocchia e di corsa si avvia verso la cattedrale, per partecipare almeno alla fase finale dell’udienza. «Entrai dalla porta posteriore, sotto la loggia delle benedizioni. Ma sulla porta feci un capitombolo. Caddi a terra, e lì davanti a me c’era proprio il Santo Padre che stava uscendo perché l’udienza al clero romano si era conclusa. Monsignor Macchi, il suo segretario, mi aiutò a rialzarmi e il Papa mi prese la mano». La voce di monsignor Zagotto si fa vibrante, tanta è l’emozione al ricordo di un incontro che definisce «una grazia». «Mi disse: “Che classe fai? A che punto sono i tuoi studi?”. Mi credeva un seminarista! Io gli spiegai chi ero, gli dissi il mio nome, e lui commentò: “Vuol dire che ti hanno ordinato in fasce!”. Poi, con un sorriso che non dimenticherò mai, mi benedisse dicendomi: “Don Natalino!”. Io caddi in ginocchio e scoppiai in un pianto di gioia irrefrenabile».

21 maggio 2014

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