Siria e Iraq, la preghiera di Roma per una «pedagogia della pace»

Il cardinale Jean-Louis Tauran ha guidato la veglia interreligiosa nella basilica dei Santi Apostoli: «Non cedere all’indifferenza». L’ambasciatore d’Iraq presso la Santa Sede: «La pace è l’unica via» di Christian Giorgio

Il canto della comunità melchita sale tra le volte della basilica dei Santi XII Apostoli. Racconta di un conflitto, una guerra durante la quale i fedeli affidano alla «Santa Madre di Dio» le loro preghiere: «Siamo tuoi servi, Maria». È questo il momento in cui tutti i presenti si alzano per accendere una candela ai piedi dell’effigie della Vergine che scioglie i nodi. Il primo ad alzarsi è stato il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso che ha guidato la preghiera per la pace in Siria e in Iraq di mercoledì 2 luglio. Poi, preceduti dal cardinale John Onaiyekan e dal vescovo ausiliare per il settore Centro, monsignor Matteo Zuppi, è stata la volta di Hilarion Capucci, vescovo emerito di Gerusalemme per i Melchiti; Antoine Gebran, cappellano della comunità cattolica maronita romana; padre Simeone Catsinas della chiesa ortodossa romana e del rettore della basilica di Santa Maria in Cosmedin, l’archimandrita melchita Mtanios Haddad.

A Maria che scioglie i nodi, sotto il cui quadro il Papa ha accolto poche settimane fa il presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese Abu Mazen, l’assemblea ha affidato la popolazione della Siria, dell’Iraq e di tutto il Medio Oriente. Ma nel pomeriggio di preghiera interreligiosa organizzato dal Centro per la cooperazione missionaria tra le Chiese e dal Centro per la pastorale delle migrazioni del vicariato insieme all’associazione “Finestra per il Medio Oriente”, il cardinale Tauran ha ricordato anche «i fratelli e le sorelle della Nigeria e della Terra Santa». Davanti al «dramma della violenza armata – ha riflettuto il porporato – non ci è permesso di cedere alla tentazione dell’indifferenza e della rassegnazione fatalista». Dalla basilica dei Santi Apostoli, nel cuore della città, il messaggio della Chiesa di Roma parte da una consapevolezza: «La preghiera è più forte delle armi».

Una certezza, ha puntualizzato il cardinale Tauran, che pone le sue radici nella «missione affidataci da Cristo: essere artefici di pace». Innanzitutto là dove viviamo, «sul posto di lavoro», nelle nostre città, in noi stessi. Per il presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, è necessario partire dalle cose piccole, iniziando a «restaurare la pace in noi stessi, con la conversione spirituale» ad esempio. Solo attraverso quel «rinnovamento del cuore» si potrà finalmente «elaborare una pedagogia della pace» che consiste nella promozione del «rispetto della persona», della «tutela della famiglia» e dell’«accettazione del pluralismo come ricchezza e non come un limite».

E la pace della sfera quotidiana è quella che si costruisce mettendo «un sì al posto di un no», mettendo «la vita al posto della morte», mettendo «Dio al posto dell’io»; una pace, ha concluso il porporato, che esce dalla scena quotidiana per mettersi al servizio dell’umanità nella «collaborazione con tutti coloro che rifiutano di usare la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti». Ad ascoltare l’omelia del cardinale Jean-Louis Tauran c’era anche l’ambasciatore della Repubblica d’Iraq presso la Santa Sede, Habeeb Al-Sadr che si è detto «molto preoccupato» per quello che sta succedendo nel Paese mediorientale. La situazione più difficile è quella relativa al governatorato di Salah al-Din dove si stanno concentrando gli attacchi dei miliziani terroristi dell’Isis, il sedicente Stato islamico dell’Iraq e del Levante. «Sono uomini pericolosi – ha sottolineato Al-Sadr -, non solo per gli iracheni ma per tutti coloro che popolano l’area, come mostra il recente rapimento di due suore caldee nei pressi di Mosul». Da musulmano «sono venuto in questa chiesa – ha concluso l’ambasciatore – per unirmi nella preghiera ai fratelli cristiani, consapevole che, come ha detto Papa Francesco, la pace è l’unica via da percorrere».

3 luglio 2014

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