Solis String Quartet: note sulla via della pace
In “Promenade”, ultimo album della band napoletana, collaborazioni con artisti italiani e stranieri, tra cui Noa di Concita De Simone
Quante versioni sono state eseguite di “Quanno nascette Ninno”, celebre canzone scritta da Sant’Alfonso de’ Liguori? Una di queste, in una veste suggestiva e coinvolgente, è stata quella che i Solis String Quartet hanno rielaborato qualche anno fa nel Monastero di Santa Chiara a Napoli, accompagnando Massimo Wertmuller in un recital natalizio. Il quartetto è capace di usare violino, viola e violoncello come fossero chitarra e basso, con grande senso del ritmo e notevole virtuosismo. È da Napoli che provengono i 4 musicisti armati dei loro archi: Gerardo Marrone (viola), Antonio di Francia (violoncello), Luigi De Maio (violino), Vincenzo Di Donna (violino). Qualcuno li ricorderà all’ultimo Festival di Sanremo, quando la band ha accompagnato l’esibizione di Noa e Carlo Fava aggiudicandosi il premio della critica.
Dopo essersi incontrati al Conservatorio, decidono di unirsi e mescolare musica classica, pop, jazz, rock. Attivi dal 1991, hanno collaborato con molti artisti italiani (Baglioni, Celentano, Paola Turci, Ornella Vanoni, Giorgia, Avion Travel, PFM, Eugenio Finardi, Bennato e altri) e stranieri. Il loro album “Metrò” è del marzo 2001. Nello stesso anno la band partecipa al Festival di Sanremo, al fianco di Elisa che vince con il brano “Luce” e li porta in tour. Recentemente è stato pubblicato “Promenade”, con la collaborazione di artisti internazionali e due video live registrati in Holon Israele nell’aprile 2005: “Uri” e “Minuano”. Reduci proprio da un tour in Israele, parlano – quasi coralmente – di sé, di “Promenade”, della loro amicizia con la cantante israeliana Noa, e del loro Natale.
Parliamo delle variegate collaborazioni dell’ultimo album…
Doveva essere un disco acustico, ma poi abbiamo radunato un po’ di amici con cui avevamo già collaborato. Quando hanno saputo che stavamo facendo un album, in tanti ci hanno chiesto di fare qualcosa insieme e non potevamo dire di no. C’è Noa, la cantante israeliana dotata di una vocalità strabiliante, che ha scritto e interpretato de brani per noi. E ancora Gil Dor, chitarrista eclettico; Zohar Fresco, un prodigioso percussionista; Gianna Nannini; Richard Galliano, il più grande virtuoso di bandoneon; Cristina Marocco, elegante e sofisticata artista siculo-parigina; Eugenio Bennato e Daniele Sepe, gli unici partenopei come noi; Danilo Rea, celebre pianista jazz.
Certo, non è sempre facile cambiare programma durante un disco: è un lusso per chi non ha pressioni discografiche…
In effetti, ci abbiamo messo 4 anni per realizzare questo album, anche perché siamo stati spesso in giro per il mondo a suonare. Non appena potevamo, ce ne stavamo nel nostro studio alle falde del Vesuvio. E poi, in tanti, è meglio. Quando siamo solo noi 4, dobbiamo fare il lavoro anche per gli strumenti che ci mancano. Stavolta, invece, con tutti questi professionisti, è stato più facile.
Ogni collaborazione è speciale, ma questa con Noa ha un valore culturale aggiunto.
È una grande artista, ha una voce dolce e impetuosa al tempo stesso che ci ha conquistati da subito.
Esibirci con lei è sempre emozionante, soprattutto quando ci capita di farlo nella sua terra o in occasione – e accade spesso – di concerti per la pace. E poi, non dimentichiamo che Noa adesso canta pure in napoletano! La stiamo convincendo a fare un album di canzoni napoletane, perché le vengono proprio bene.
In “Promenade” invece è Gianna Nannini a interpretare una versione malinconica e intensa de “O surdato ‘nnammurato”. Come ci siete riusciti?
Siamo stati in torunée con Gianna nel 2004, dopo aver suonato nel suo album “Perle” e lei, in chiusura delle date europee, ha cominciato a cantare questo brano. All’inizio era scettica, per via del suo accento senese e per timore del giudizio dei napoletani. Ma è una vera “scugnizza”, e noi l’abbiamo incoraggiata.
Quanto può fare, secondo voi, la musica, per contribuire ai processi di integrazione culturale?
Si può dire che sia lo strumento più immediato. In particolare la musica strumentale, che non ha il vincolo delle parole. Tutta la musica mediterranea, da quella napoletana a quella araba, ha radici comuni e questo ci può insegnare molto.
Com’è il Natale per dei musicisti napoletani?
Quest’anno, almeno staremo in famiglia, a casa, cosa ce non sempre accade, per via del lavoro. Ci piacerebbe ripetere il concerto ideato da noi nel 2002, “Al tempo del Natale tra parole, musica e fantasia” con testi di M. Teresa Pintus e la voce recitante di Massimo Wertmuller. Spesso la nostra musica ci dà modo di sottolineare dei momenti particolari di meditazione, riflessione, preghiera. E luoghi, o momenti, ispirano la nostra musica, come nel caso di Jerusalem, dell’ultimo album.
27 dicembre 2006