Tarocchi e divinazione, risposte semplici a domande complesse
Nacquero come carte da gioco per poi trasformarsi in strumento del moderno demiurgo a danno dei tanti sprovveduti che pretendono di conoscere il futuro e di piegarlo ai propri desideri di Aldo Buonaiuto
Il credente vive nella certezza che il futuro è nelle mani di Dio e qualsiasi cosa accadrà fa parte del disegno dell’Onnipotente il cui fine ultimo è il “solo bene”. Non soltanto chi è senza fede si rivolge agli indovini di turno ma anche coloro che si dicono credenti frequentano i salotti di coloro che saranno disposti ad ascoltare i vari sfoghi cercando soluzioni attraverso la lettura delle carte, delle mani, delle stelle fino a trovarsi dinanzi alle proposte più inimmaginabili.
I primi a rincorrere questi guru della magia sono coloro che vivono nell’angoscia dell’avvenire temendolo come carico di sciagure. Quando l’esistenza è considerata casualità, il dolore e la morte divengono episodi da esorcizzare e non c’è posto per alcuna speranza di resurrezione. Purtroppo anche i cristiani a volte si comportano da atei escludendo il Signore dalla propria vita e negando la sua reale presenza nella quotidianità. Sommersi da tanto pessimismo, taluni cercano soluzioni alternative, risposte fai-da-te e, molte altre tramite l’aiuto, non certo gratuito, di impostori e ciarlatani. Questi esperti del futuro hanno impostato il loro business milionario nel vendere (false) speranze e facili (quanto mendaci) risposte sul senso ultimo dell’esistenza. Le tecniche che permetterebbero di prevedere il domani sono numerose quanto la fantasia umana le ha rese tali.
Una delle più conosciute è la lettura delle carte, nota col nome di tarocchi. Dall’etimo incerto, i tarocchi nacquero verosimilmente nelle corti rinascimentali italiane come carte da gioco per intrattenere dame e signori del tempo. Dipinte abilmente da anonimi pittori del ‘400, vennero apprezzate e conosciute in tutta Europa in diverse varianti, a seconda del luogo di provenienza. Ne esistono perciò di lombardi, veneziani, marsigliesi e quelli detti del Mantegna. Il mazzo più usato, quello veneziano, è composto da 78 carte divise in due gruppi distinti; il primo comprende 22 figure chiamate Trionfi o Arcani Maggiori; il secondo contiene quattro serie numerali dall’1 al 14, contrassegnate dai 4 semi denari, coppe, bastoni e spade. Le regole del gioco sono abbastanza semplici: ciascuna carta ha un punteggio particolare e lo scopo è prendere agli avversari quelle che hanno il valore maggiore. Per la divinazione, vengono usati solo i 22 Trionfi, vale a dire le figure miniate di fattura italiana del 15° e 16° secolo, contrassegnate da una cifra romana: il Folle 0; il Bagatto I; la Papessa II; l’Imperatrice III; l’Imperatore IV; il Papa V; l’Amore VI; il Carro VII; la Giustizia VIII; l’Eremita IX; la Fortuna X; la Forza XI; l’Appiccato XII; la Morte XIII; la Temperanza XIV; il Diavolo XV; la Casa XVI; le Stelle XVII; la Luna XVIII; il Sole XIX; l’Angelo XX e il Mondo XXI.
È facile constatare come ognuna di esse rappresenti l’allegoria della società tardo-medievale e del primo rinascimento: i simboli della virtù (Forza, Giustizia, Temperanza), del cosmo (Luna, Stelle, Sole, Mondo), del potere temporale e spirituale (Imperatore e Imperatrice, Papa e Papessa), del destino (Fortuna, Morte, Giudizio), della condizione umana (Eremita, Appiccato, Folle, Bagatto). Nonostante i tarocchi nacquero e si diffusero come semplice strumento di intrattenimento, un passatempo più o meno divertente, nel XVIII secolo iniziò lo stravolgimento del loro scopo originario. È infatti nel 1770 che la divinazione comincia a diffondersi divenendo sempre più popolare, anche nelle classi meno agiate, grazie all’opera di un venditore di vini, tale Alliette. Costui, dopo aver anagrammato il cognome in Etteilla, scrisse testi divulgativi sulla divinazione, la lettura delle carte e la magia. Il successo fu tale che divenne per lui un vero e proprio mestiere, contribuendo al massiccio interesse che il pubblico aveva nei confronti di tutto ciò che era antico e misterioso. È in questo periodo che si diffuse l’idea secondo cui i tarocchi erano stati inventati dai sacerdoti egizi, promossa dall’intervento pseudo-scientifico di un altro scrittore esoterico, Court de Gébelin. Lo scopo di tale propaganda menzognera era semplicemente quello di dare maggior lustro e credibilità alla pratica divinatoria e agli stessi esoteristi che si presentavano al grande pubblico come gli unici depositari della sapienza magica dei popoli precristiani. Vennero così dati alle stampe un numero sempre maggiore di opuscoli e testi dai titoli suggestivi (quanto scientificamente infondati) che iniziarono a circolare nei salotti buoni della borghesia come nelle logge segrete dei gruppi occultisti.
L’esoterismo, con tutte le sue molteplici sfaccettature, da attività tenebrosa divenne, dall’800, un passatempo di moda in tutti gli strati sociali, in particolare tra persone di cultura medio-alta, incuriosite dalla novità del messaggio di fatto palesemente contrario alla dottrina cristiana. Lo svilupparsi dell’occultismo in Europa è dunque figlio e, contemporaneamente, prodotto del dilagare, dal secolo dei lumi in poi, di un certo scetticismo ateo nei confronti della religione e di una sempre più radicata avversione contro la Chiesa e i suoi ministri, vissuta da molti come retriva e sorpassata. Il messaggio anti-cristiano è ciò che ancora oggi contraddistingue tutte le pratiche divinatorie, compresi i tarocchi. Sono milioni gli italiani che ogni anno spendono il loro tempo e fior di quattrini per farsi leggere le carte al telefono, in televisione o di persona dal fantomatico cartomante di turno.
Questi ultimi sono particolarmente scaltri nell’utilizzare a proprio vantaggio i più moderni mezzi di comunicazione, da internet allo smartphone, prestando le proprie “arti” ad un numero sempre maggiore di sprovveduti pronti a cadere nelle loro reti. Uomini e donne, anche laureati e con buone possibilità economiche, cedono alle lusinghe dell’occulto, al desiderio insito nel più profondo dello spirito umano ma pur sempre pericolosamente diabolico, di conoscere in anticipo il proprio destino e magari poterlo piegare ai propri desideri. Come un moderno demiurgo o un novello mago Merlino, chi percorre i sentieri tortuosi della chiaroveggenza ha però precedentemente perso quelli della fede.
Il vuoto religioso che contraddistingue la nostra società post-moderna spinge molti individui alla ricerca di “altro”, a cercare le risposte ultime non in provvida Mater Ecclesia ma nella casualità delle carte dei tarocchi o nella lunghezza delle linee della mano come sui tavolinetti a tre gambe degli spiritisti. Risposte semplici a domande complesse che se possono inizialmente dare sollievo e suscitare una qualche ottimistica aspettativa, terminano inevitabilmente per lasciare il malcapitato con l’amaro in bocca, le speranze infrante e il portafoglio fatalmente vuoto.
21 luglio 2014