Un’estate di concerti alla Casa del Jazz
Intervista a Giampiero Rubei, direttore artistico della rassegna che quest’anno si trasferisce nella cornice del parco di viale di Porta Ardeatina a partire dal 21 giugno di Concita De Simone
La prima novità musicale dell’estate 2011 riguarda il jazz. Gli appassionati del genere non andranno più a Villa Celimontana, che fino allo scorso anno aveva ospitato l’omonimo tradizionale festival, ma hanno guadagnato una cornice altrettanto suggestiva: la Casa del Jazz.
Quasi tre mesi di programmazione, dal 21 giugno al 15 settembre, “Casa del Jazz Festival” vanta un programma di altissimo livello e grande interesse, con il sostegno dell’Azienda Speciale Palaexpo e dell’assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale. Dal grande jazz con interpreti italiani e internazionali alle piccole rassegne tematiche dedicate al latin jazz, a jazz e tango, fino alle collaborazioni con importanti realtà presenti a Roma, come il Circolo Degli Artisti, con una commistione tra jazz e rock indipendente, il progressive e altre forme musicali. L’ex villa del boss della banda della Magliana Enrico Nicoletti sarà dunque uno spazio aperto a contaminazioni e collaborazioni all’insegna della sperimentazione.
Si comincia martedì 21 giugno con un evento di respiro internazionale: “Michel Petrucciani, Body and Soul Tribute”, grazie a una super band composta da Rita Marcotulli, Aldo Romano, Furio Di Castri, Manhu Roche, Flavio Boltro, Eric Legnini, Pippo Matino, Francesco Cafiso. Un concerto per promuovere il film del regista, premio Oscar per “Il Postino”, Michael Radford, “Michel Petrucciani-Body & Soul” che narra la vita e la carriera del grande compositore e musicista jazz Michel Petrucciani, scomparso nel 1999.
Altra data imperdibile, soprattutto se oltre al jazz amate il pop-rock, quella del 24 giugno, con uno degli eventi più attesi del 2011: il concerto esclusivo di Stewart Copeland che ripercorrerà il repertorio storico dei Police in compagnia di colleghi come Niccolò Fabi, Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo, Armand Sabal Lecco, Mauro Refosco.
E poi, via con una serie di “Guitar Legends”, Robben Ford (12 luglio), John McLauglin (18 luglio), Jazzrock Project (Rocco Zifarelli, Linley Marthe, Chander Sardjoe) con Joe Robinson (19 luglio), Electric Hot Tuna (21 luglio, per la prima volta a Roma in versione elettrica), Steve Lukather (4 agosto).
Non mancheranno i protagonisti del jazz mondiale: Eddie Palmieri (15 luglio), Joe Lovano con gli US Five (11 luglio), Omar Sosa (31 luglio), Michael Brecker Tribute Band con Alex Sipiagin, Adam Rogers, Joey Calderazzo, Boris Kozlov, Adam Nussbaum (13/14 luglio), David Kikoski (2 agosto), Jeff Ballard Trio (30 agosto), Yaron Herman (24 luglio), Sarah Jane Morris (9 luglio) Taylor Eigsti quartet (25 giugno) Mike Turk (20 luglio).
E, naturalmente, tanto jazz italiano con: Marcello Rosa Jazz Party e P. Funking Band (22 giugno), Trio di Salerno&Solis String Quartet (29 giugno), Giovanni Tommaso “Apogeo” (30 giugno), Gegè Telesforo (22 luglio), Maurizio Giammarco/Riccardo Del Fra “Rendez Vous quartet” (25 luglio), l’anteprima romana per Rita Marcotulli/Javier Girotto/Luciano Biondini (1 agosto), Roberto Gatto quartet (20 agosto), Enzo Pietropaoli quartet (21 agosto), Giornale di Bordo (Antonello Salis, Gavino Murgia, Paolo Angeli, Amid Drake, 22 agosto), Rosario Giuliani quartet con Fabrizio Bosso (31 agosto), solo per citarne alcuni.
Abbiamo intervistato Giampiero Rubei, il direttore artistico della manifestazione, vero e proprio pioniere della diffusione del jazz nella Capitale, fin da quando fondò l’Alexanderplatz negli anni Ottanta. Sua anche l’intuizione del festival a Villa Celimontana, che ha avuto una lunghissima storia e, dallo scorso inverno, la direzione artistica della Casa del Jazz.
Tre mesi di programmazione: quando si comincia a lavorare per una manifestazione di questa portata e con questi nomi?
Si comincia almeno un anno prima. Con certi nomi anche prima. Ma quello di cui sono più orgoglioso è il festival rock che facciamo alla fine, con la rassegna “Progressivamente” curata da Guido Bellachioma e una serata musicale ideata personalmente da me, legata al fantasy, un genere che mi appassiona molto, con letture legate al personaggio di Gandalf creato da Tolkien e musica adeguata, naturalmente.
Non solo jazz, perché?
Spesso i festival sono contaminati, per così dire. Per quanto riguarda noi, cercavo e volevo far respirare aria fresca, rompere gli schemi, per dare una spinta al festival e allargare il pubblico attraverso l’allargamento della musica.
Lei con il jazz è stato sempre lungimirante. Che cosa si aspetta oggi dal jazz italiano? E dal pubblico?
Sono solito non aspettarmi niente dagli altri, piuttosto mi aspetto da me. Mi piacerebbe riprendere stabilmente il festival del jazz italiano a New York. Abbiamo già fatto un’edizione, con 55 concerti, le premesse ci sono ma è un po’ difficile.
17 giugno 2011