Al Prati in scena il teatro napoletano

Legata alla figura dell’attore e regista Fabio Gravina, la sala di via degli Scipioni ospita le commedie partenopee. Per la nuova stagione in programma tre opere di De Filippo di Toni Colotta

Ha 13 anni il Teatro Prati, fu inaugurato il 9 novembre 1998. Un adolescente, si può dire, rispetto ai big della “piazza romana”, come Argentina, Valle o Eliseo, carichi di storia. Ma la piccola sala del Prati situata in via degli Scipioni 98, nel cuore cioè del quartiere da cui prende il nome, ha la sua di storia, e per nulla insignificante. Proprio la denominazione è fuorviante, fa pensare ad una tipologia un po’ in disuso, quella del “teatro di quartiere”. La breve storia della sala riserva invece una sorpresa: i più della massa di spettatori – circa 20mila l’anno con 1500 abbonati – che affluisce nella accogliente platea di 125 posti provengono dalle zone più disparate di Roma, da altri centri del Lazio e da città situate parecchio lontano, persino da Milano. I frequentatori “pratolini” dimoranti, diciamo così, a un tiro di schioppo, sono infima minoranza.

Artefice primo di tutto ciò è Fabio Gravina, fondatore nel 1998 ma anche attore di lungo corso, regista, capocomico e impresario delle fortune di questo gioiellino teatrale, arrisegli pur senza il ricorso a pubblicità rutilanti perché cresciuto attraverso il passaparola degli stessi spettatori. Fu di Gravina fin dall’inizio l’idea di una programmazione artistica basata sui classici napoletani su cui egli da teatrante si è formato. È lui stesso a ribadirlo: «Le cifre d’affluenza dicono che siamo una realtà importante a Roma, un’attrazione ben oltre l’ambito locale». Quanto al repertorio rappresentato «parliamo di un teatro napoletano con la ‘t’ maiuscola, non un repertorio regionale dato che le commedie qui in programma – di De Filippo, di Eduardo e Vincenzo Scarpetta, di Armando Curcio – sono conosciute nel mondo. Non è teatro vincolato al dialetto partenopeo ma nazionale e di grande tradizione popolare». Lo stesso Eduardo De Filippo «ha varcato tutti i confini territoriali, egualmente Peppino il quale in particolare nei suoi testi usava l’italiano, non ricorreva al vernacolo. I miei allestimenti al Prati sono fedeli alla lettera e allo spirito di quegli autori». Ma – continua Gravina – «usano una comunicazione moderna, con opportuni adattamenti. In fondo sono classici contemporanei perché appartengono al secolo scorso, e hanno grande forza scenica universale in quanto esaminano l’essere umano nelle diverse sfaccettature. Quindi sono validi per l’eternità».

Dal 9 dicembre sul palcoscenico di via degli Scipioni si rappresenta fino al 5 febbraio “La lettera di mammà”, una farsa di Peppino De Filippo, con regia di Gravina, interprete sulla scena con Lelia Mangano De Filippo. Seguirà, tra febbraio e aprile, “L’albergo del silenzio” di Eduardo Scarpetta. La stagione comprende pure “Don Raffaele il trombone” di Peppino De Filippo e dello stesso autore “Spacca il centesimo”.

Fabio Gravina si è cimentato anche come autore di commedie brillanti dai risvolti attinti alla condizione dell’uomo contemporaneo. Un suo atto unico, “Anime in pena”, andato in onda sulle reti Raitv, tocca il problema della famiglia e del proliferare di separazioni e divorzi. In chiave fantastica si impernia sul personaggio di un angelo, inviato in terra per mettere freno alla piaga. E così, nei panni di un avvocato matrimonialista si adopera con successo nella riconciliazione di coppie intenzionate a dividersi.

9 gennaio 2012

Potrebbe piacerti anche