Alla Camera la commemorazione del beato Focherini
Giornalista, marito e padre di 7 figli, presidente di Azione cattolica, morì in un lager per aver salavato oltre 100 ebrei. Tarquinio (Avvenire): «Non è vero che chi fa questo mestiere parla delle cose e non le vive» di F. Cif.
È il primo beato giornalista, Odoardo Focherini, elevato all’onore degli altari nel giugno scorso. Internato dai nazisti nel lager di Hersbruck, in Germania, all’età di 37 anni per aver aiutato oltre 105 ebrei a sfuggire alle retate, morì nel campo di concentramento il 27 dicembre 1944, lasciando la moglie e 7 bambini. Ne hanno ricordato la figura ieri, mercoledì 16 ottobre, alla Camera dei Deputati, alla presenza della cive presidente Marina Sereni, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, l’onorevole Edoardo Patriarca, il vescovo di Carpi Francesco Cabine, Enzo Jacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti, e lo storico e vice presidente degli Adulti di Azione Cattolica, a cui Focherini apparteneva, Paolo Trofini.
Nato a Carpi nel 1907, prima assicuratore, poi giornalista e amministratore del giornale cattolico L’Avvenire d’Italia, oltre che presidente dell’Azione cattolica di Carpi, Focherini è stato «la dimostrazione straordinaria di cosa può essere anche un giornalista», ha dichiarato Tarquinio durante la commemorazione alla Camera. «Non è vero – ha osservato – che chi fa questo mestiere parla delle cose e non le vive. Focherini le ha testimoniate fino al martirio». Tanto da essere il primo italiano beatificato per aver salvato gli ebrei dalla persecuzione nazista. «Se tu avessi visto come io ho visto in questo carcere cosa fanno patire agli ebrei – scriveva in una delle 166 lettere inviate dalla prigionia alla moglie – rimpiangeresti di non averne salvati in numero maggiore».
Per monsignor Cavina, il beato Focherini «lascia un ricco e vario insegnamento: anzitutto la sua familiarità con Cristo, un sapiente e generoso uso del tempo posto al servizio della famiglia, dei figli, degli altri, della Chiesa e della dignità della persona, quando questa viene schiacciata dalle forze del male». Ma soprattutto «lascia l’esempio di come, con grande mitezza e insieme coraggio, un cristiano possa confrontarsi con le ideologie oscure e tenebrose, offrendo un esempio luminoso». Medaglia d’oro al merito civile della Repubblica italiana, Odoardo Focherini è anche “Giusto tra le Nazioni” allo Yad Vashem di Gerusalemme. «Ciò che soprattutto lo aveva scandalizzato e di cui parla nelle sue lettere è il forte spirito anti-cattolico delle SS durante i suoi interrogatori», ha sottolineato il vice presidente degli Adulti di Ac Paolo Trofini, ricordando l’umanità, l’intelligenza di Focherini, insieme alla «giovialità e il fervore religioso, ma senza mai voler imporre la sua fede agli altri».
A ricordarne l’iscrizione nell’Albo dei Giusti fra le Nazioni al museo dell’Olocausto di Gerusalemme, la vice presidente della Camera, che ha descritto il beato come «un uomo normale ed eccezionale insieme, un eroe senza retorica, mosso insieme da motivazioni civili e religiose». E sulla dimensione della «quotidianità che pervade tutta la sua breve vita» si è soffermato anche Patriarca, sottolineandone «la premura per la famiglia, per i sette figli, per la Chiesa, l’Azione Cattolica, per il giornale L’Avvenire d’Italia». Per il presidente dell’Ordine dei giornalisti Jacopino, quella che viene dalla sua esperienza è una luce che si diffonde «nella società intera».
17 ottobre 2013