Amii Stewart diventa Lady Machbeth

Intervista alla cantante americana ma romana d’adozione, sul palco del Teatro Sistina per lo spettacolo “Shakespeare in jazz”, con Giorgio Albertazzi e Serena Autieri di Concita De Simone

Ѐ l’incontro di due arti e di due geni artistici, i versi di Shakespeare e la musica del pianista jazz Duke Ellington, a scatenare, nel 1957 “Such sweet thunder” (“Un così dolce tuono”), da una battuta di “Sogno di una notte di mezza estate”. Mezzo secolo dopo c’ha pensato il grande attore e regista (e molto altro, ci tiene a specificare lui nella sua biografia) Giorgio Albertazzi a proporli insieme in scena. Ed ecco “Shakespeare in jazz”, che ritroveremo al Teatro Sistina di Roma dal 6 al 25 Ottobre 2009. Sul palco anche Serena Autieri ed Amii Stewart.

Al ritmo di jazz, composto e arrangiato – nel caso dei brani di Ellington – da Marco di Gennaro, Albertazzi, tra improvvisazioni, gioco, dramma e commedia, dà vita ai protagonisti shakespeariani: dal problematico Amleto al tormentato Otello, dall’abile Marcantonio al dolce e disperato Romeo. Con lui sul palco, l’attrice e cantante Serena Autieri che canta e recita di volta in volta nei panni di Puk, di Giulietta e di Ofelia, e la voce black di Amii Stewart, che interpreta anche vari personaggi, da Cleopatra a Lady Machbeth.

I versi – tratti, oltre che dai sonetti, da “Amleto”, “Romeo e Giulietta”, “Otello”, “Macbeth”, “La bisbetica domata”, “Giulio Cesare”, “Enrico V” – e sostenuti dalle suggestioni musicali di Ellington, diventano così l’occasione di un concerto-performance jazz in cui Marco di Gennaro al piano insieme ai sei musicisti in scena Andy Gravish ( tromba), Tony Cattano (trombone), Paolo Farinelli (sax alto, flauto), Maurizio Giammarco (sax tenore), Pietro Ciancaglini (contrabbasso), Andrea Nunzi (batteria) fanno sì che il jazz non sia solo accompagnamento ma strumento di interpretazione.

E Shakespeare diventa fonte di ispirazione non solo per i poeti, ma anche per i musicisti, come ci conferma Marco di Gennaro, che per Albertazzi aveva già composto la colonna sonora del suo “Sogno di una notte di mezza estate” (che si può ascoltare sul suo sito www.marcodigennaro.com) e le musiche di “Shakespeariana, spettacoli di musica improvvisata e poesia”. «Avevamo già fatto questo spettacolo nel 2006 al Tetro Romano di Verona – confida il pianista e compositore di Gennaro – ma purtroppo si era fermato a cinque date e mi dispiaceva non divulgare un progetto così bello su cui avevamo lavorato tanto. Adesso andiamo al Sistina, ma ogni sera sarà uno spettacolo diverso perché al maestro (Albertazzi, ndr) non piace fare sempre le stesse cose. Andiamo molto d’accordo perché anche lui è uno che improvvisa, il copione per lui è solo una traccia, può saltare una parte, cambiarne un’altra, tornare indietro, ma è sempre sicuro che io lo segua con la musica».

Amii Stewart, è di ritorno da San Giovanni Rotondo, dove si è esibita per la festa di San Pio da Pietralcina, nell’ultimo giorno di ostensione del corpo del Santo. «Un grande onore e una grande emozione anche perché era la prima volta che andavo lì», rivela. Amii, vero nome Amy Paulette Stewart, classe 1956, statunitense ormai romana d’adozione, che ha sposato l’italiano Giampiero Cappa, suo manager, è diventata famosa in America e in Europa alla fine degli anni Settata e si è fatta conoscere in Italia per aver cantato con alcuni interpreti nostrani (Gianni Morandi, Eros Ramazzotti, Mike Francis), e per le numerose apparizioni televisive.

Voce vellutata e di grande estensione, grazia e sinuosità che le concedono ancora una forte presenza scenica, da protagonista della disco dance la Stewart si è trasformata via via in un’artista sempre più raffinata ed elegante, prestando spesso la sua voce a brani jazz o classici (vedi anche collaborazione con Morricone o “Lo Stabat Mater” scritto apposta per lei da Piovani).

Com’è lavorare, stavolta, con Albertazzi?
Ѐ fantastico, è come andare all’Università, perché si impara in ogni momento. Lui ha una grande naturalezza nello stare sul palco e sa rendere semplici anche i testi più difficili. Così anch’io cerco di imparare la sua spontaneità.

Qual è, anzi, quali sono i tuoi ruoli nello spettacolo?
Io canto e recito. Sono Cleopatra e Lady Machbeth. Albertazzi fa tutti i ruoli maschili, che in Shakespeare sono la maggior parte, poi c’è anche Serena Autieri per altri ruoli femminili. Fare teatro, per me, è come tornare indietro, perché prima di cantare, in America, recitavo proprio a teatro. La forma del musical mi dà la possibilità di usare tutte le mie doti, ma cantare, ballare e recitare richiedono una grande disciplina, perché si fanno sei o sette spettacoli a settimana e ci vogliono una grande tenacia, una grande professionalità e, soprattutto, una grande energia che il Maestro, ad esempio, ha tuttora.

La tua fede ti aiuta a mantenere salda un’etica professionale, valore oggi spesso dimenticato?
Credere fa parte di me, è una cosa che mi hanno trasmesso i miei genitori. Probabilmente sì, dunque, quando si tratta di questioni morali, di scegliere se una cosa per me è giusta o no, ragiono in base a ciò in cui credo.

25 settembre 2009

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