Antonello Venditti, “Dalla pelle al cuore”
Già esaurite le due date capitoline del tour che vedrà il cantautore romano salire sul palco del Palalottomatica il 4 e il 5 aprile prossimi di Concita De Simone
Antonello Venditti non è un cantautore romano, ma è il cantautore romano per eccellenza. È quello che ha cantato Roma e i suoi luoghi in moltissime, memorabili, canzoni. È quello che ha cantato per i tifosi romanisti l’inno e le vittorie degli scudetti. Ma al di là delle origini e del colore calcistico, tutti hanno cantato a un falò o al liceo una sua canzone.
Forte del successo del suo ultimo album “Dalla Pelle al cuore” (uscito nel novembre 2007 per SonyBMG), Antonello Venditti ha iniziato lo scorso 8 marzo da Padova il suo nuovo tour (13 date di cui già 10 “sold out” in prevendita). A Roma farà tappa il 4 e 5 aprile, al Palalottomatica, ma, meglio mettersi l’anima in pace, i biglietti sono già tutti esauriti.
Nato a Roma (sotto il segno dei Pesci) l’8 Marzo 1949, il cantautore più copiato nei titoli, dai programmi tv (“Buona Domenica”) ai film (“Ricordati di me”, “Notte prima degli esami”), ha festeggiato proprio sul palco i suoi 59 anni, cantando alcune canzoni tratte dal suo ultimo, ispirato, album (nove brani scritti da Venditti con ospiti come Gato Barbieri al sax e Carlo Verdone alla batteria) ed i suoi grandi successi.
In tour, Venditti è accompagnato da Derek Wilson (batteria), Fabio Pignatelli (basso), Alessandro Centofanti (tastiere), Danilo Cherni (tastiere), Toti Panzanelli (chitarre), Maurizio Perfetto (chitarre), Giovanni Di Caprio (chitarre), Amedeo Bianchi (sax), Sandy Chambers (corista) e da Julia St. Louis (corista).
Prodotto dalla firma “storica” di Sandro Colombini, “Dalla pelle al cuore” ripercorre le tematiche care all’artista (amore tormentato, tradimento, perdono, ideologia, solitudine, contraddizioni fra pubblico e privato, ecc.), usando, come sempre, un linguaggio molto diretto e una valida costruzione strumentale, tra atmosfere tipiche del lirismo “vendittiano” e brani più rock. Pur parlando di sentimenti, Venditti è tra i pochi che riesca davvero a cantare delle riflessioni piuttosto che delle rime banali.
«La chiave del disco sono il tradimento e il perdono, visti in tutte le loro forme», aveva spiegato lo stesso autore, presentando il suo lavoro alla stampa. «Sia sotto il punto di vista assoluto (come in “Giuda”), sia in contesti più terreni e “quotidiani” come possono essere quelli relativi a storie d’amore che iniziano dove altre finiscono. È comunque un disco “positivo”, che vede nel progredire della vita una via per la redenzione in ogni caso. Anzi, è un disco contro la morte, perché la vita deve essere vissuta in tutto e per tutto. È questo lo spirito del disco. E l’ho assimilato così bene che non vedo l’ora di pensare al prossimo».
«Un disco morale più che sociale», lo aveva definito Venditti, dove non mancano i brani “politici”, come “La mia religione”, sull’affrancamento dai “padroni ideologici”, e la scanzonata “Comunisti al sole”. Tra i testi più significativi, “Piove su Roma”, “Tradimento e perdono”, “Giuda”, dove un Venditti che spicca anche per la sua interpretazione, canta di un dolore lacerante per la perdita dell’amore, per la fragilità e la solitudine umana, per la morte che può diventare anche tradimento.
Nella prima, c’è una pioggia che evoca ricordi, dolore, morte, e accompagna le piccole storie quotidiane per le vie della capitale; mentre “Tradimento e perdono” offre una riflessione sulla fragilità umana che fa emergere una vena “spirituale” non nuova nel cantautore romano; già nell’album di inediti precedente, “Che fantastica storia è la vita”, del 2004, Venditti aveva fatto emergere questa vena proprio nell’omonima canzone, dove, accanto a vari personaggi sull’impervia salita della vita, raccontati in situazioni molto comuni, c’era anche Gesù in veste di pescatore. E poi c’è “Giuda”, cui Venditti presta la voce, dando voce attraverso di lui alla sofferenza dell’umanità.
14 marzo 2008