Aracoeli: la fede popolare, Maria e un tesoro d’arte e di storia
di Marco Frisina
Quando passiamo accanto al Campidoglio non possiamo non essere attratti dalla straordinaria rampa di scale che si inerpica accanto alla collina e che conduce, in alto, verso la chiesa di Santa Maria in Aracoeli, autentico tesoro d’arte e di storia, ma anche luogo intriso di fede popolare e di antiche memorie. La storia dell’edificio affonda le sue radici in una leggenda che risale ai tempi dell’imperatore Augusto. Mentre si trovava presso il tempio di Giove Capitolino l’imperatore ebbe una visione: vide in cielo tra le nubi una donna con un bambino seduta su un altare mentre una voce diceva «Ecco l’altare del Figlio di Dio». Nel 1210 i francescani edificarono in quel luogo una basilica dedicandola alla Madre di Dio in Aracoeli, ovvero sull’altare celeste, proprio come la leggenda racconta. La maestosa scalinata fu edificata più tardi, come ex-voto dopo lo scampato pericolo della peste nera alla fine del ’200. La facciata spoglia fa contrasto con la raffinata architettura michelangiolesca del Campidoglio ma nello stesso tempo si impone solennemente come segno forte di questo luogo sacro. La lunga rampa di scale che porta in cima, verso l’«altare del cielo», fa comprendere ai fedeli il significato fondamentale della vita ascetica che questa faticosa salita rappresenta. Un’esperienza dura che culmina, entrando nella basilica, nella contemplazione della presenza di Maria e nello splendore dell’arte che ci avvolgono, e nella visione di Roma che da quel punto appare maestosa e bella come non mai.
27 settembre 2010