B. B. King a Roma con l’inseparabile Lucille
Il grande chitarrista blues in concerto domenica 13 giugno alla Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Concita De Simone
Chapeau. Tanto di cappello davanti a un’artista che a quasi ottantacinque primavere (a settembre), con una carriera lunga sessant’anni e una discografia sterminata, ancora dice di divertirsi e di non aver nessuna intenzione di andare in pensione, come ha dichiarato qualche giorno fa al quotidiano spagnolo El Pais. Parliamo di B.B. King, la leggenda vivente del blues con uno spirito tutto swing, uno dei migliori chitarristi di tutti i tempi; un signore da 14 Grammy Award e un’interminabile lista di hits (“You Know I Love You”, “You Upset Me Baby”, “Please Accept My Love”), che ha ispirato intere generazioni di aspiranti chitarristi e che ancora oggi viene chiamato a suonare da illustri colleghi. Tanto che, 22 anni dopo il duetto con Bono nel brano “When Loves Comes to Town” dell’88, inserito nell’album “Rattle & Hum”, B.B. King tornerà a collaborare con gli U2 nel prossimo disco della band irlandese. «Fino a quando Bono continuerà a telefonarmi e a invitarmi con lui in sala d’incisione – ha dichiarato il re del blues – vorrà dire che non sono vecchio e ho ancora qualcosa da trasmettere agli altri».
La doppia “B” sta per “Blues Boy” ed è l’abbreviativo di “The Blues Boy from Beale Street”, il primo pseudonimo usato quando faceva il disc-jockey in una radio di Memphis alla fine degli anni ’40. Nato come Riley B. King in una piantagione di cotone del Mississippi, da un padre chitarrista che accompagnava la madre predicatrice di sermoni nella Chiesa Metodista, si avvicina alla musica con il canto gospel, come si legge nelle storie di moltissimi artisti blues e jazz americani. Solo che lui, poi, della storia della musica ne è diventato un caposaldo, influenzando chitarristi come Jimmy Page, Jeff Beck e Jimi Hendrix. A lui si deve anche la tecnica del “vibrato” per cui il dito compie piccoli movimenti “incrociando” la corda anziché seguirne la lunghezza: tecnica definita “hummingbird” (che sta per colibrì), appunto dal movimento eseguito dalla mano sulla tastiera.
Ma B.B. King non è solo tecnica. Ѐ, innanzitutto, passione. Nel luglio del 2006 aveva dichiarato che non avrebbe mai più potuto suonare in Europa, perché il medico gli aveva sconsigliato i viaggi in aereo per colpa del diabete. Invece, rieccolo. Già l’anno scorso protagonista della rassegna Umbria Jazz, è impegnato in questi giorni in un tour per l’Italia, dopo essere stato in Spagna per il concerto dedicato a Nelson Mandela lo scorso 2 giugno.
Il grande bluesman si esibirà all’Auditorium Parco della Musica domenica 13 giugno, per la rassegna di Santa Cecilia dedicata alla chitarra. Infatti, accompagnato da una band di 7 musicisti, B.B. King avrà in braccio lei, la sua “Lucille”, una Gibson ES-355 custom. Si tratta della copia della chitarra originale che gli fu rubata all’inizio degli anni ’50; il musicista americano l’ha battezzato con quel nome per ricordare la notte del ’49 in cui si gettò tra le fiamme che avvolgevano il locale in cui aveva appena suonato per recuperare la sua chitarra, scoprendo poi che l’incendio era stato causato da due uomini che stavano litigando per una donna chiamata appunto Lucille.
11 giugno 2010