Celebrata la Messa per i giubilei sacerdotali
Solennità della natività di San Giovanni Battista: il cardinale Vallini, nella basilica lateranense, lo indica come modello ai presbiteri che compiono 25, 50, 60 e 70 anni di ordinazione di Michela Altoviti
Giovanni Battista quale esempio di umiltà e coerenza per tutti: laici e consacrati, e per la città di Roma «che ha bisogno di cristiani robusti nella fede». Così il cardinale Agostino Vallini ha presentato la figura di san Giovanni ieri sera, 24 giugno, nel giorno della nascita «del precursore, del vero annunciatore», durante la solenne celebrazione che ha suggellato le giornate di festa e, insieme, di riflessione e preghiera, iniziate giovedì 21 giugno. Un modello e un riferimento soprattutto per quei presbiteri di cui ricorrono gli anniversari giubilari quest’anno e che ieri hanno rivissuto «il mistero del loro sacerdozio alla luce del mistero della salvezza», ha detto il vicario del Papa, ringraziando gli ordinati da 25, 50, 60 e 70 anni «perché anche nella gravità dell’età servono la Parola e i sacramenti».
A loro e a tutta l’assemblea il cardinale Vallini ha proposto alcuni spunti di riflessione rileggendo la vita di San Giovanni Battista alla luce delle parole di Isaia proclamate nella prima lettura. Dapprima il richiamo alla vocazione: “Dal seno materno, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome”, nome che «indica l’individualità – ha spiegato -, l’importanza di ciascuno» e l’essere su questa terra per un motivo preciso e non casuale, «per un mistero d’Amore». Il Battista, in particolare, è stato chiamato a essere «annunciatore del Salvatore» così come ognuno «è chiamato a rendere testimonianza del tesoro che Dio ha posto in noi» – ha continuato il porporato – «portando la luce negli ambienti della nostra vita, con la capacità di andare anche controcorrente se necessario, pur di rimanere fedeli al messaggio d’Amore».
Un invito quindi a una «coerenza di vita che portò il Battista alla morte per decapitazione», e un monito a vivere «con umiltà e semplicità» come san Giovanni che «di sé ha detto “Io non sono degno”, definendosi unicamente “una voce nel deserto”».Da una parte c’è un disegno del Padre «che chiama quest’uomo a farsi foriero di un grande messaggio – ha spiegato il cardinale – dall’altra c’è la consapevolezza del Battista di essere un piccolo strumento».
Rivolgendosi in particolare ai sacerdoti il cardinale Vallini ha invitato «all’essenzialità e alla sobrietà affinché il popolo possa riconoscere anche da questo che siamo dei buoni pastori». Condizione che è primariamente un dono perché «c’è un’immensa sproporzione tra ciò che Dio ci ha dato nel sacerdozio e ciò che siamo», ovvero uomini a volte anche fragili «seppure beneficiati dal dono della vocazione».
Per questo il porporato ha invitato i fedeli ad aiutare i sacerdoti «con la preghiera e con i consigli perché la Chiesa è una e il popolo deve sostenere e difendere le sue guide, prima di tutto il Papa», specie in tempi di «chimere» come quelli odierni. Infine, l’invito alla preghiera per le nuove vocazioni affinchè «il messaggio di salvezza di Dio possa raggiungere più facilmente tutti gli uomini».
25 giugno 2012