Con coraggio nella vita pubblica

“Nel mondo da credenti”: il libro del vescovo Rino Fisichella illustra le ragioni dei cattolici nel dibattito politico di Angelo Zema

Settimane sociali, la nota del Sir

«Stile di vita» è un’espressione che ricorre spesso nell’ultimo libro del vescovo Rino Fisichella. Ma non ha a che fare con l’impegno alla sobrietà nei consumi, per la quale viene spesso utilizzata. È caricata di un senso più ampio, lo «stile» che il cristiano assume per testimoniare la scelta di fede. In particolare nella vita pubblica. È qui che – in un contesto in cui, come è noto, da più parti si vuol impedire ai cattolici di far sentire la propria voce, soprattutto su problematiche che toccano in primo piano la natura umana – si gioca il futuro. È qui che, scrive il vescovo ausiliare di Roma e rettore della pontificia Università Lateranense, si rivela «indispensabile la nostra presenza nell’agone delle idee e dei progetti». Una presenza testimoniata proprio in questi giorni da quel grande evento di Chiesa che è rappresentato dalle Settimane sociali.

Servono coraggio e chiarezza, dicendo «no» al tentativo di farsi imporre il silenzio e a pericolose diaspore culturali. Proprio questo sottolinea “Nel mondo da credenti”, il libro del vescovo Fisichella (Ed. Mondadori) che – in un itinerario arricchito da citazioni di Sant’Agostino, von Balthasar, Pascal e altri grandi pensatori – illustra le ragioni dei cattolici dentro una società che cambia e che ha però bisogno di un «supplemento d’anima». Uno scenario dai tratti complessi in cui si aprono spazi per una testimonianza culturale – in omaggio alla verità e nell’attento connubio tra fede e ragione – che viene ancora prima di quella, spesso privilegiata, per l’opzione della solidarietà. Opzione «limitante», osserva il presule, «perché non sarebbe in grado di verificare con una coerente lungimiranza le sfide che oggi si collocano sul fronte dell’azione politica e culturale».

Sfide ben note, a cominciare da quelle che riguardano la difesa della vita umana, la tutela e la valorizzazione della famiglia fondata sul matrimonio monogamico e tra persone di sesso diverso, la libertà di educazione, fino al grande tema della pace. Grande e spesso equivocato, oggetto di battaglie non ancorate a un fondamento solido. «I cattolici – scrive il vescovo Fisichella – devono uscire dalle secche delle marce per fissare lo sguardo sul vero volto della pace». Volto che rimanda al destino ultimo dell’uomo in Dio e ad un’autentica concordia tra le persone e i popoli.

I moniti, nel libro, ci sono, ma la lettura dell’autore è tutt’altro che pessimistica. Come il cristianesimo. «Se la vita e la morte ritornano a essere contenuto dei nostri dibattiti – rileva – allora qualcosa sta veramente cambiando e ci si accorge che la posta in gioco è davvero grande». L’invito è ad osare. Con quale limite per l’uomo? «Prendere coscienza di ciò che egli è», rifuggendo da quei tentativi di onnipotenza oggi così eclatanti. È il primo atto per uno «stile di vita» aperto al mistero verso un futuro carico di senso.

21 ottobre 2007

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