Dialogo e amore, l’eredità di Chiara Lubich
La morte della fondatrice del movimento dei Focolari. I funerali saranno celebrati martedì 18, alle 15, nella basilica di San Paolo di Angela Napoletano
Si è spenta lentamente, Chiara Lubich. Proprio come la fiamma di una candela che ha ormai consumato tutta la cera. Per il Signore. È successo la scorsa notte – quella tra il 13 e il 14 marzo –, intorno alle 2, nella casa di Rocca di Papa, a sud di Roma, dove la fondatrice del movimento dei Focolari, 88 anni, aveva chiesto di tornare dopo il ricovero che, all’inizio della settimana, l’aveva inchiodata a un letto di ospedale, al Policlinico Gemelli, per insufficienza respiratoria. Accanto a quella che, oggi, è considerata una delle grandi figure del cristianesimo moderno, c’erano parenti e collaboratori. Nella cappella adiacente alla casa dove viveva l’anziana trentina, ma anche semplicemente per strada, i focolarini che a centinaia sono arrivati a Rocca di Papa da tutta Italia hanno vegliato la loro “madre spirituale” per tutta la notte.
È questa l’immagine che, meglio di qualunque altra, rende l’idea dell’eredità lasciata da Chiara Lubich: un movimento, nato dalle ceneri della seconda guerra mondiale, presente, oggi, in 182 Paesi del mondo con più di 140mila membri e più di 2 milioni di simpatizzanti. La veglia che, nella notte, ha raccolto in preghiera i focolarini è avvenuta all’insegna di una grande commozione. Ma non solo. «C’era anche tanta serenità», racconta Giorgio Del Signore, 45enne romano, appartenente al Movimento da 27 anni. «A dominare è stato lo spirito di comunione che ci fa sentire “famiglia” – racconta – e la sensazione che la morte di Chiara sia l’inizio di una nuova avventura. Lei, Lubich, ha portato a compimento il suo disegno. A noi, adesso, spetta impugnare il testimone».
Il futuro dei Focolarini si giocherà su diversi fronti. I progetti che il Movimento realizza in tutto il mondo sono infatti pensati perché l’uomo impari, come lei ha sempre insegnato, a vivere secondo lo spirito evangelico ogni aspetto della realtà quotidiana, pubblica e privata: famiglia, scuola, sanità, politica, mass media e dialogo interreligioso, per citarne alcuni.
Applicata al mondo dell’economia, l’esortazione indicata dalla Lubich come la via attraverso cui far crescere il mondo («Che tutti siano uno», andava ripetendo) si è concretizzata in un progetto, “Economia di comunione” , avviato nel 1992 in Brasile ma realizzato anche in Italia. All’iniziativa, che a livello nazionale coinvolge 700 aziende, aderiscono anche una ventina di piccole e medie imprese laziali che, spiega Giorgio Del Signore, responsabile di una società informatica, «hanno deciso di ripensare l’economia e l’imprenditoria alla luce dello spirito di comunione predicato da Chiara Lubich». Nella pratica, questo intento si traduce in una distribuzione degli utili finalizzata a sostenere, spiega l’imprenditore romano, «tre diverse forme di comunione: l’aiuto ai poveri, la formazione di “nuovi” uomini, lavoratori e imprenditori, e lo sviluppo dell’azienda come luogo stesso di comunione».
L’impegno dei Focolarini per la realtà sociale ed economica di Roma non nasce a caso. A chiedere di «potenziare la città nell’amore» fu proprio Chiara Lubich che, nel 2000, intervenendo ad un momento di preghiera al Palaghiaccio di Marino, disse: «Vorrei che Roma diventasse un braciere di fuoco e di luce». La donna, a cui proprio quell’anno fu conferita la cittadinanza onoraria, incoraggiò quindi i “figli spirituali” romani a portare «il fuoco divino nelle case, nelle vie, nei luoghi di studio e di lavoro, nel parlamento, dovunque». Nacque così il progetto “Roma-Amor” nell’ambito del quale, in otto anni, sono state realizzate diverse iniziative: per i giovani e le famiglie, per esempio. O, ancora, quelle sul dialogo ecumenico e culturale. L’obiettivo, spiega Elena Coppola, la focolarina romana che ha conosciuto Chiara all’età di soli sei anni, era «realizzare, come diceva Chiara, la vera vocazione di Roma, ovvero quella dell’amore». Non a caso, ricorda, «la parola Roma, letta al contrario, è “Amor”». Ma da dove cominciare? Coppola ricorda ancora molto bene le parole con cui la Lubich affidò alla comunità capitolina del Movimento una sorta di mandato: «Ci disse di partire dalle nostre famiglie – racconta – per poi continuare a incendiare Roma con il Vangelo in ogni singolo municipio, quasi si trattasse di piccole città come Trento». Il viaggio terreno di Chiara Lubich è infatti cominciato nel Trentino Alto Adige, sua terra natale. Ma si concluderà nella città eterna. È in una basilica romana, quella di San Paolo, che martedì, alle 15, verranno celebrati i suoi funerali.
14 marzo 2008